di Bruno Di Pilla – Altro che armata Brancaleone dei negazionisti Covid, soltanto meritevoli di multe salate ed ulteriore distanziamento da parte di chi ha un briciolo di cervello. Assai più pericoloso, come ha rilevato il Professor Romano Prodi sulle colonne del Messaggero, è l’ostracismo di USA e Cina agli accordi 2015 di Parigi sulla lotta all’inquinamento climatico, con l’Unione Europea isolata nel condurre la fondamentale battaglia tendente a consegnare ai posteri un mondo migliore, meno infestato da tumori e virus spesso letali.
Eppure, malgrado i reiterati appelli dell’OMS e di autorità politiche, religiose ed ambientaliste, in primis Papa Francesco e la giovane attivista svedese Greta Thumberg, a nulla sono serviti il Protocollo di Kyoto 1997, entrato in vigore nel 2005, ed i successivi patti sottoscritti a Parigi da ben 196 Paesi, che si erano solennemente impegnati a ridurre di almeno 2 gradi centigradi il surriscaldamento terrestre. Parole, malgrado i lodevoli intenti della Commissione Europea. E fanno gelare il sangue le rilevazioni dell’Accademia americana delle scienze, secondo le quali mai, da tremila anni, le acque dell’Oceano Atlantico avevano fatto registrare temperature così elevate.
La verità è che stenta a decollare l’uso delle energie rinnovabili, eolico e solare, essendo in caduta libera il prezzo di carbone, gas e petrolio, fonti fossili a buon mercato che continuano a danneggiare pesantemente l’habitat. In vent’anni, dal 1998 al 2018, le emissioni di gas serra sono aumentate del 48% e pressoché irrealizzabile sembra l’ambizioso progetto europeo, denominato “Green Recovery”, che si prefigge di liberare completamente il continente, entro il 2050, dalle venèfiche esalazioni del carbone. Anche perché non solo USA, Cina e India, a livello planetario, costruiscono un gran numero di nuove centrali, ma pure la Polonia fa orecchie da mercante, dissociandosi, in materia, dalle politiche economiche comunitarie. Se poi si pensa alle immense ricchezze naturali della Russia, che rifornisce di gas e petrolio Asia, Europa ed Africa, chi scommetterebbe sull’immediato futuro della “rivoluzione verde”?