L’effetto lockdown sull’economia è stato davvero drammatico. I dati Istat sono impressionanti. Da febbraio sono andati in fumo 500mila posti di lavoro e per ora poco consola il fatto che a luglio sia stata rilevata una risalita degli occupati di circa 85mila unità.
I nuovi contratti, ha reso noto l’Istituto di riceerca, hanno premiato soprattutto le donne (+80mila occupate sul mese), e quasi tutte le classi d’età, a eccezione dei 25-34enni, che invece hanno continuato a perdere occupati.
Il tasso di occupazione è così risalito al 57,8%, + 0,2 punti percentuali, mentre il tasso di disoccupazione è tornato a sfiorare il 10%, attestandosi, per l’esattezza, al 9,7% (+0,5 punti), con giovani senza lavoro al 31,1% (+1,5 punti).
A indicare una maggior partecipazione al mercato del lavoro c’è anche il calo degli inattivi (che comprendono le persone che non fanno parte delle forze di lavoro e cioè non lavorano e non sono in cerca di un’occupazione), che ha riguardato uomini, donne e tutte le classi d’età.
Male l’occupazione a termine e gli autonomi
Il calo degli occupati registrato nei dodici mesi, non riguarda i contratti a tempo indeterminato, che crescono dell’1,2% (+181mila), ma soltanto i dipendenti a termine (-16,2%; pari a -498mila unità) e gli indipendenti (-4,5% pari a -239 mila).
Una vera e propria strage dell’occupazione indipendente, che crolla al livello più basso dall’inizio delle rilevazioni Istat nel 2004.
Le stime confermano il forte impatto della crisi su imprenditori e autonomi.
Dal mese di febbraio se ne contano 117mila in meno.
Il dato – si legge nella nota ufficiale di Confesercenti – “rafforza e specifica meglio i caratteri della crisi in corso. In primo luogo, nella sua intensità. Nonostante luglio sia il primo mese di aumento dell’occupazione dopo 4 mesi di riduzioni continuative, in cui si sono persi 500mila posti di lavoro, lo scarto con luglio 2019 resta elevato: 556mila occupati in meno, il 2,4%. E a pesare è proprio la crisi di imprenditori, professionisti e autonomi: mentre sul mese i dipendenti aumentano di 145mila unità (di cui 138mila permanenti) gli indipendenti diminuiscono di 60mila; rispetto a luglio 2019 entrambe le componenti calano, ma la flessione dei dipendenti è pari all’1,8%, quella degli indipendenti al 4,5%. Se osserviamo i dati dal 2004, anno di avvio della presente indagine sulle forze di lavoro, si rileva come il numero dei lavoratori sia crollato: 1,239 milioni in meno – il 20% – collocando questo dato di luglio tra i più bassi di sempre”.
“Il lockdown ha esacerbato le dinamiche strutturali già operanti, mettendo ancora più a nudo alcune contraddizioni della nostra economia”, spiega Mauro Bussoni, Segretario Nazionale di Confesercenti. “Mentre per il lavoro dipendente le misure di sostegno hanno contenuto il tracollo, la rete di protezione messa a disposizione del lavoro autonomo e delle imprese si è rivelata insufficiente”-
Bisogna correre in fretta ai ripari. “È urgente intervenire per invertire il trend negativo. Le micro e piccole imprese necessitano di alcuni interventi specifici di supporto, per frenare questa emorragia ma anche e soprattutto per creare occasioni di rilancio. I sostegni introdotti fino ad oggi hanno forse alleviato l’impatto della crisi, ma serve evidentemente di più”, conclude Bussoni. “Dobbiamo riformare fisco e lavoro per renderli più flessibili e a misura di impresa, ed usare con efficacia le risorse europee per finanziare l’innovazione del sistema economico italiano, accompagnando le piccole imprese alla rivoluzione digitale”.