"In fatto di populismo, i cattivi maestri siamo stati noi europei", "nel senso che diversi mesi fa, quando ho letto per la prima volta il programma di Trump, ho pensato che l'avesse copiato dai populisti nostrani. Nazionalismo, muri, anti-globalizzazione: al netto delle americanate e di una ovvia contestualizzazione, il programma di Trump era stato già scritto nel Vecchio Continente”. Lo afferma lex premier Romano Prodi in un'intervista alla Stampa sull'esito delle elezioni americane.
"Vediamo quali saranno le sue prime mosse concrete. Trump si è molto esposto in campagna elettorale, ma appare difficile possa realizzare in toto le promesse più dure e più assurde,come quella di far pagare ai messicani un eventuale muro al confine con glTi Stati Uniti. Ma al tempo stesso Trump non potrà che essere 'prigioniero' almeno in parte delle sue promesse: sul ripensamento del Welfare, sul commercio internazionale, sulla Corte Suprema?", aggiunge. “Anche in passato il populismo è arrivato prima in Italia che altrove, ma non ne è uscito prima". Comunque, aggiunge Prodi, il trionfo di Trump potrebbe aver qualche riflesso "non negativo": "Quando Trump dice che gli europei dovranno contribuire più di prima a pagarsi le spese militari della Nato, questa potrebbe essere l'occasione per accelerare finalmente il progetto di un esercito europeo". "Purtroppo" Prodi dubita che l'Europa ce la farà. "Il populismo è anche questo. Paradossalmente in società più informate di un tempo, l'emotività e la personalizzazione vincono sulla razionalità. Oramai si ragiona soltanto sulla fiducia o sfiducia sulle persone. E d'altra parte se c'è una persona eccessivamente razionale fino ad essere fredda, questa è la signora Clinton".