Di Alberto Laganà
Basta solo un esempio che impazza su youtube dove un piccolo imprenditore dell’alto Tevere vuole mettere in funzione un impianto di mini eolico ed alla fine, dopo anni di spese e veti, rinuncia per l’ennesimo diniego immotivato, per capire che nella nostra regione non si può lavorare perchè tutto concorre a bloccare qualsiasi opera che vada nella direzione di produrre energie pulite.
Basta leggere i titoli dei giornali: impianti a biomasse bloccati sul nascere, l’idroelettrico, la forma più collaudata di green energy, è bloccata da anni in zone promettenti per veti incomprensibili di pescatori, di cultori di rafting, di professionisti del no a tutto, ambientalisti d’accatto (che poi difendono la coltura del tabacco) che non hanno problemi occupazionali ma sognano un mondo bucolico fatto di pezzenti.
Solo il fotovoltaico è passato ma nel peggiore dei modi invadendo cioè ettari di terreno fertile invece che essere installato su terreni improduttivi o su tetti di capannoni e case!
Sull’eolico, mentre in tutto il mondo si copre almeno il 20% del fabbisogno energetico, da noi non parte neppure il mini eolico perchè c’è una impreprazione politica impressionante sul settore enegetico che invece potrebbe dare migliaia di posti di lavoro che invece vengono dirottati altrove.
Con questa non politica intanto carbone, petrolio e gas seguitano ad inquinare l’Umbria in modo invisibile ma tangibile se si va a vedere l’incidenza di tumori sulle aree interessate. I più accaniti oppositori sono dei consiglieri regionali e provinciali che non rappresentano più nessuno se non se stessi come certi personaggi camaleontici di IDV ed RC; questa classe politica va spazzata via se si vuole che il problema del lavoro sia in parte risolto grazie proprio alla green economy.