di Bruno Di Pilla – Porta Sant’Angelo è in festa per il ritorno (sia pur temporaneo) del suo figlio prediletto Armando Catrana, 80enne missionario laico salesiano approdato da mezzo secolo nelle zone più disagiate del Mato Grosso, in Brasile, per servire i fratelli poveri di quell’immenso Paese. Nato in via del Canerino nel 1938, quando nel Borgo d’oro fervevano le attività benefiche, assistenziali e sportive, del mitico Penna Ricci di don Arturo Caria, Armando non si accontentò di farne parte per operare a sostegno dei giovani dell’associazione, che si sarebbe poi trasferita in via San Prospero, dove ora sorge l’Istituto Don Bosco, ma decise di lasciare Perugia ed un comodo impiego in banca per imbarcarsi alla volta dell’America Latina, nelle cui zone periferiche ancora lavora, senz’alcun fine di lucro, per alleviare le sofferenze della gente più misera.
In Umbria Armando si fermerà sino al 20 gennaio e coglierà l’occasione per rivedere i suoi tanti sostenitori perugini, che lo hanno sempre aiutato, anche finanziariamente, nei 50 anni di missione prima nelle favelas di Poxoréo, dove ha contribuito all’edificazione di strutture d’ospitalità scolastiche, sanitarie e sportive, poi in quelle di Tres Lagoas, località in cui ha successivamente agito, e vive ancor oggi, con analoghe finalità non solo religiose, ma caritatevoli e filantropiche. Per l’instancabile servizio svolto a beneficio di migliaia di ragazzi brasiliani, nel 2002 Catrana è stato inserito, come cittadino benemerito, nell’Albo d’oro del Comune di Perugia. Venerdì 11 gennaio lo attendono i fedelissimi amici salesiani dell’Istituto Don Bosco (su tutti Claudio Rossi, Lanfranco Papa, Giuliano Molinari e Claudio Cristallini), che si stanno attivando con ogni mezzo per far sì che il missionario non torni a mani vuote in Brasile, ma con un sostanzioso gruzzolo in denaro, indispensabile per sostenere le consistenti spese, annuali e straordinarie, dei nuovi centri d’assistenza da lui creati. Un anèddoto curioso. Quando, nel 1968, Armando mollò il lavoro in banca per scegliere il volontariato in Mato Grosso, alcuni coetanei lo chiamarono… matto grosso, proprio come i concittadini di Assisi avevano definito San Francesco 8 secoli fa, allorché il figlio di Bernardone lasciò le ingenti ricchezze di famiglia per abbracciare Madonna Povertà. Coincidenze tipiche della serafica Umbria?