Lo spirito della Natività come messaggio universale alla concordia
di Adriano Marinensi
Nell’ascoltare le cronache quotidiane, mi sembra d’essere tornato al tempo che vissi quando fui fanciullo e la guerra faceva paura anche durante le festività di fine anno. In Italia, oggi, l’esperienza non è diretta, ma in Ucraina e a Gaza, si. Quei popoli sono angariati dalla violenza e noi per loro invochiamo il Bambino che nasce il 25 dicembre, perché porti la PACE in quei luoghi martoriati e negli altri dove le armi uccidono. Perché faccia trionfare la concordia ch’è uno dei valori fondamentali della vita comunitaria. E dia protezione ai suoi coetanei che, a migliaia muoiono.
Perché la solidarietà internazionale sia al vertice tra i valori della convivenza. Perché faccia tornare lo spirito del Natale che è vita, fratellanza, progresso. Occorre che il Bambino del Presepio prenda per mano quanti si attardano lungo l’angusto sentiero dell’odio e li conduca sulla strada maestra della tolleranza e del rispetto umano.
E non è soltanto la guerra il contrario della Pace. Il contrario sono i disagi sociali, le povertà, le sopraffazioni, le tirannie. Pure l’abrogazione della democrazia è l’opposto della Pace. E’ però indispensabile che l’uomo, questo essere moderno che crede di avere sottomesso il creato, guardi al Bambino che Maria avvolse in fasce e depose nella mangiatoia, il giorno dell’ alto miracolo della Divinità: L’Avvento. Quando invece, religione e politica si mischiano, come in taluni estremismi, il sopruso finisce per cancellare ogni forma di dialogo e di equilibrio.
E’ indispensabile modificare pure alcuni atteggiamenti di quell’uomo moderno che sembra privilegiare l’aspetto esteriore del Natale, addirittura facendo prevalere la materialità del consumismo, attraverso una girandola di consigli per gli acquisti e illuminando a giorno le città per suscitare benessere posticcio, le vetrine che si adornano di decorazioni attraenti e suggestive e qualche sentore di egoismo nascosto. E’ la falsa atmosfera natalizia fatta di esteriorità, di addobbi scintillanti. Tutto lontano dal messaggio che emana dalla Capanna di Betlemme, dal Presepio che San Francesco inventò nell’inverno del 1223, a Greccio, il borgo bello al confine con l’Umbria.
Probabilmente il Poverello veniva da Roma, dove aveva ottenuto l’approvazione della “Regola” francescana da Papa Onorio III. “Chiamò un uomo del posto di nome Giovanni – lo scrive Papa Francesco nella Lettera apostolica Admirabile signum – e lo pregò di aiutarlo nell’attuare un desiderio: Vorrei rappresentare il Bambino nato a Betlemme, adagiato in una greppia, sopra il fieno, tra il bue e l’asinello”. E’ proprio la greppia, la mangiatoia, che in latino si traduce presepium, a dare il nome al luogo della Natività. Nella mangiatoia c’è un Piccolo Re della fraternità, della solidarietà, del pronto soccorso sociale, il Re che genera speranza e che sempre pone l’uomo di buona volontà tra le sue attenzioni.
Nella stessa Admirabile signum, il Pontefice afferma: “L’immagine del Presepe, così caro al popolo cristiano, suscita sempre stupore e meraviglia”. E aggiunge: “Si impara a costruirlo da bambini, quando genitori e nonni trasmettono questa generosa abitudine”. In Umbria la generosa abitudine fa parte irremovibile della tradizione. Nelle case, nelle Chiese, nei luoghi ove San Francesco passò, lasciando il suo “pace e bene”, il Presepio costituisce uno dei segni più diffusi e venerati con profonda devozione.
E’ rappresentato nel celebre affresco Adorazione dei Magi del Perugino (il pittore dallo stile “dolce e soave”). Molto noto e ammirato l’altro affresco del Presepio, realizzato da Giotto nella Basilica superione di Assisi, al 13° quadro della Vita di San Francesco. La maestria di Bernardino di Betto, il Pinturicchio, è presente nella Cappella del Presepio, in S. Maria del Popolo, a Roma. Di straordinario valore culturale, l’Adorazione dei Pastori di Andrea Mantegna, la Natività mistica di Sandro Botticelli, la Sacra Famiglia di Tiziano; e ancora la Natività del Giorgione, il Presepio di marmo di Arnolfo di Cambio, l’Adorazione dei pastori di Rubens. Firenze ospita l’Adorazione del Bambino del Beato Angelico. E’ solo una parte della preziosa iconografia che l’arte ha dedicato al prodigioso evento di Betlemme. In quel tempo fu una forte rivoluzione nell’interpretare il modo di vivere, in una prospettiva soprannaturale.
Nel patrimonio figurativo dell’arte pittorica umbra, numerosi sono gli esempi di pregevoli icone del 25 dicembre. Particolarmente suggestivi i Presepi viventi e le figurazioni antiche in essi realizzate, attraverso la partecipazione della gente comune. A Gubbio, c’è, nel Quartiere S. Martino, la Via dei Presepi che da forma a personaggi calati nella quotidianità. Molto visitato, a Massa Martana, il Presepe di ghiaccio.
Da Orvieto a Todi, a Città della Pieve, a Passignano sul Trasimeno, a Corciano, a Monte Castello di Vibio (dove si trova il più piccolo teatro del mondo: 62 posti nei palchi, 37 in platea) e a molti altri centri storici, è un fiorire di iniziative dedicate al carattere religioso del Natale. E’ l’ Umbria mistica che rende omaggio al Salvatore, sin dall’Incarnazione. L’Umbria delle Pievi, delle Cattedrali, dei Romitori, della sacralità diffusa nelle Cappelle votive e del luminoso paesaggio attorno.
Ricorre quest’anno l’ottocentesimo anniversario (1223 – 2023) del Presepio di San Francesco ed è rimasta intatta la venerazione di quella effige nei secoli. La Nascita di Cristo, insieme alla Resurrezione dalla Croce, è una delle dimensioni più alte del credo cattolico. Di fronte alla enorme iconografia della Natività, il pensiero quasi si smarrisce, però la fede accetta il mistero e traduce il Presepio in un sublime simbolo della Pace. Proprio di fronte alla Capanna di Betlemme, Papa Francesco pone altri interrogativi esistenziali. E’ la vicinanza a quella Mangiatoia che “porta luce dove c’è il buio e rischiara quanti attraversano le tenebre della sofferenza”.
Una crescente umanità decaduta popola il mondo di oggi. Un mondo invecchiato nei costumi di vita, nella sensibilità morale che necessita d’essere guarito e ricostruito. Ed eccolo allora, per tutti, credenti e non, il valore del Presepio: Rimettere l’umanità sul giusto cammino per riscoprire l’importanza dei rapporti sociali, alla base della convivenza civile. Altrimenti ci sarà sempre, sullo sfondo del “paesaggio che incornicia la Natività”, il Palazzo di Erode chiuso e sordo ai richiami degli ultimi dimenticati. Nacque il Bambino oltre 2000 anni fa e pure il mondo laico lo ha riconosciuto, distinguendo il racconto della storia in Avanti Cristo e Dopo Cristo. Ho voluto anch’io “dipingere” questo modesto quadro natalizio per porgere un fraterno BUON NATALE.