Il mondo talvolta onestamente rotondo e troppo spesso invece no
di Adriano Marinensi
Il peggior “servizio” di trasporto marittimo della storia, che oggi va dall’Africa all’Europa, è quello che attraversa il Mediterraneo sopra mezzi di estremo repentaglio: i barconi. Traghetta le anime perse in fuga dalla violenza e dalla fame oppure in cerca di una esistenza che sappia di umanità. Spesso invano, sempre pericolosamente, non di rado con finale tragico. Si tratta della “merce” più redditizia da portare in barca. Un dramma incommensurabile, che sconvolge ogni sentimento, tradisce qualunque valore, oltraggia qualsiasi coscienza. Non certo quella dei Caronte che traghettano, a scopo di lucro, l’umanità errante. Essi non hanno misericordia. Sono ben oltre il disfacimento della morale laica e religiosa. E, a tante tragedie, rischiamo di assuefarci.
Il Mediterraneo, chiamato un tempo, con orgoglio, mare nostrum è diventato il camposanto più grande al mondo, deserto di disperati e di dispersi senza una tomba, senza una lapide. A dirla in maniera amara, crudele, bestiale, alla catena alimentare ittica si sono aggiunti corpi umani. Tanti bambini che, uniti agli altri uccisi in Ucraina, a Gaza e nelle guerre dette civili, fanno un numero da ecatombe. E spaventano la civiltà che i Paesi del benessere credono di aver raggiunto e invece, in molte parti, grida di terrore. Quei bambini morti ammazzati tra le loro case oppure resi invalidi per sempre sono figli tal quali agli altri dei genitori assassini. Il massimo dell’empietà-
La strage degli innocenti dovrebbe essere un tema al centro dell’attenzione dei governi che le Istituzioni internazionali riuniscono: non è così. Il Natale è appena trascorso, il maggior simbolo della Pace, il Presepio, è stato riposto, le tavole imbandite a festa le abbiamo momentaneamente sparecchiate. Nessun mutamento sembra abbia subìto la situazione di inumano agire che continua ad umiliare la dignità, sia di chi subisce le aggressioni, sia di quanti continuano a guardare altrove come se il male fosse soltanto problema d’altri. Invece appartiene al sentire di tutti.
Il ferroasfalto
Ora fatemi mutare indirizzo e voltare la pagina della malinconia. Per esprimere soddisfazione – se ho ben compreso – a ciò che ha annunciato l’Assessore regionale umbro Melasecche: Un tratto della Statale Valnerina lo stanno asfaltando con un prodotto bituminoso derivato dagli scarti di lavorazione dell’Acciaieria ternana. Se l’intervento darà risultati positivi significa che una sorta di energia rinnovabile (le scorie siderurgiche sono quasi infinite) è destinata a fare la rivoluzione.
Nella immediata periferia di Terni esiste, da epoca remota, una miniera di scorie e il lavoro in fabbrica ne fornisce in elevate quantità, quindi la materia prima per fare asfalto la possiamo ritenere inesauribile. Nella discarica di Vocabolo Valle, insieme alle migliaia di tonnellate di rifiuti solidi urbani, abbiamo costruito una collina che ora aspetta d’essere bonificata e il sito restituito all’ambiente. Insomma, la grande fabbrica, da sempre croce e delizia del territorio locale, sta per diventare fattore di modernità.
Si discute da anni del forte impatto causato da quella miscela artificiale ammucchiata a due passi dal centro cittàe si è fatto spesso il conto del costo necessario per rimuovere l’oltraggio alla natura. Con molto interesse dunque dovremo tenere d’occhio i lavori in corso sulla Valnerina perché dalla loro validità dipendono novità connesse alla intelligente sperimentazione. Che bene si inquadra nel processo di recupero e riciclo dei materiali per raggiungere il traguardo dell’economia circolare. E’ un po’ come la pietra filosofale degli alchimisti, in grado di tramutare in oro qualunque metallo. Qui, si tratta di un passo avanti: Trasformare gli scarti dei metalli in un prodotto di grande utilità, elisir di lunga vita per le nostre strade.
L’influencer marketing
Una azienda, leader nel settore dei prodotti da ricorrenza (“Fate i buoni!”)e l’influencer italiana regina dei social sono andati a sbattere insieme addosso ad una scomoda polemica, lesiva d’immagine. L’inciampo par che sia il “dolce sentimento di altruismo” che proprio dolce non era. Anzi, a sentire l’Antitrust (ha emesso pesante sanzione), quella del pandoro solidale “non fu beneficienza, ma pratica commerciale scorretta”. Dunque, non nobile donazione per la cura dei malati, invece beneficienza sostanziosa a favore dell’influencer (oltre un milioncino di euri) a compenso oneroso della messinscena. Azione fasulla fu! E la Magistratura ci ha aperto un fascicolo, tosto affiancato da un altro, relativo ad analogo inghippo con le uova di Pasqua
A tremare per la pubblicità avversa e velenosa, scatenatasi sui social, sono soprattutto le famiglie dei lavoratori dell’azienda dolciaria e l’economia del piccolo paese che la ospita. Pare però che la parte chiaramente scoperta (chiaramente viene da chiara) sia quella dello strano mondo dell’influencer marketing che suona il flauto, come il Pifferaio magico di Hamelin, e si porta appresso schiere di sorci. Forse quel mondo dorato degli acchiappa citrulli non è consapevole della differenza che passa tra fare i buonied essere buoni. Questione di sensibilità morale.
Pensiero suppletivo: la COP 28
Una rapida appendice al consenso pressoché unanime alle conclusioni della Conferenza ONU sul clima di Dubai che ha fissato al 2050 il traguardo delle emissioni zero, tramite l’abbandono delle fonti fossili.Con la annessa triplicazione della capacità produttiva delle rinnovabili, entro il 2030. Va anche preso atto del ruolo importante svolto dall’Unione Europea, prima e durante Dubai, per quanto riguarda la diplomazia climatica, risultata fondamentale per il raggiungimento degli accordi sulla transizione e l’efficienza energetica. L’auspicio è che le prossime elezioni per il rinnovo delle Istituzioni di governo comunitarie non tradisca l’orientamento odierno nel campo della difesa ambientale.
Gridare vittoria sulla base dei risultati fin qui ottenuti, sarebbe un grave errore. Il rispetto dei trattati va monitorato con attenzione e creati i presupposti per dare concretezza alle decisioni adottate. Chiamando ad assumere maggiori responsabilità nella soluzione dei problemi chi maggiori responsabilità (Stati e grandi aziende) nella creazione dei problemi stessi ha avuto.