E, in omaggio, l’aggiornamento dell’album fotografico di Giorgia
di Adriano Marinensi
A volte, la storia fa il voltafaccia, in tempi brevi. Prendiamo il problema del gas e le contestazioni avverso il TAP (Trans Adriatic Popeline) e le trivelle nel mare di qualche anno addietro. Le pessime relazioni con la Russia del neo sovietico Putin hanno determinato la riduzione del flusso di gas naturale proveniente dalle parti di Mosca e la conseguente corsa agli approvvigionamenti e le “autarchie” energetiche. Talché, in Italia, c’è stato un mutamento di rotta rispetto alla situazione pregressa e i NO a prescindere sono stati zittiti dall’emergenza. Anzi, per quanto riguarda le loro più importanti avversioni – NO TAV, NOTAP, NO TRIVELLE – per essi e i loro seguaci politici, c’è stato un secco 3 a 0. E, se lo scrivo io, difensore da sempre della natura, ci si può credere.
Per il TAP fecero una mezza rivoluzione a tutela – sostennero – dell’ambiente, del turismo e di un centinaio di ulivi secolari. Alla fine della fiera, l’approdo del gasdotto in Puglia è risultato innocuo, sia all’ambiente, sia al turismo. E gli ulivi, spostati temporaneamente altrove, sono tornati, vivi e vegeti, al loro posto. Riguardo al gas nazionale, la ricerca è ripresa per contribuire al fabbisogno, industriale e sociale, oltre a far diminuire la dipendenza dal guerrafondaio aggressore dell’Ucraina. Insomma, la tempesta dei NO a prescindere, nel classico bicchier d’acqua, si è placata.
Addirittura si parla di raddoppio, entro il 2027, della portata del TAP che dovrebbe consentire un afflusso, nel terminale di Puglia, pari a 20 miliardi di metri cubi. Il gas arriva attraverso un grosso tubo della lunghezza di 870 chilometri. Parte dal giacimento che si trova nel Mar Caspio, in territorio dell’Azerbaijan. Arriva a Malendugno, dalle parti di Lecce, dopo aver attraversato la Grecia, l’Albania e il mare Adriatico. Le Istituzioni europee hanno assegnato al TAP lo stato di Progetto di interesse comune, facendo diventare di fatto l’Italia, Paese di attraversamento verso il Continente. In linguaggio tecnico, ha nome HUB, punto centrale di trasporto. Dal sud verso il nord, perché nel nostro meridione arriva gas anche dall’Algeria, dalla Libia, da Israele e da altri luoghi legati a recenti accordi commerciali.
Adesso si tratta di canalizzarlo e unirlo a quello proveniente dalla Norvegia (TENP) e, seppure per poco tempo ancora, dalla Russia (TAG). Ci sono poi gli impianti di rigassificazione costruiti e da costruire. Ora il problema di punta è il potenziamento della Linea Adriatica, arteria strategica del gas, che restringe il percorso al centro dello stivale, nel tratto da Sulmona a Foligno (170 km). E completare il tragitto che attraversa 10 Regioni, dai pressi di Taranto sino a Minerbio in Emilia. Molto si spera, per il finanziamento di questa opera indispensabile, nei fondi del PNRR.
Ha detto il Presidente di Nomisma Energia, Davide Tabarelli: “Se non sblocchiamo la strozzatura tra Abruzzo e Umbria, rischiamo di lasciare nel Sud Italia tutto il gas che arriva dall’Algeria e dall’Azerbaijan. Ampliare la capacità del gasdotto può permettere l’esportazione di notevoli quantità nel resto dell’Europa”. Insomma, i flussi in arrivo dall’area del Mediterraneo e dell’Adriatico richiedono una nuova capacità di canalizzazione, anche con lo scopo non marginale di moderare il prezzo del prodotto. E’ chiaro che l’ammodernamento delle strutture di trasporto italiane e non solo diventa pregiudiziale e impone un immediato intervento per realizzare una rete funzionale alle esigenze del mercato. In tal modo, sembra ormai prossima alla eliminazione la dipendenza dall’orso sovietico e dai suoi ricatti.
L’attenzione sui metodi di estrazione del gas nazionale – il quantitativo è fissato intorno ai 10/15 miliardi di m.c. – dovrà mantenersi responsabile rispetto all’impatto ambientale. Le linee guida restano quelle di sempre, seppure liberate da ostacoli pretestuosi. Infine, va ribadito che le necessità reali legate allo sviluppo economico, non possono prescindere dall’uso, nell’estrazione a mare, di tecnologie avanzate, garanti di metodi innocui dal punto di vista ecologico.
L’album fotografico di Giorgia – PARTE SECONDA
Ho continuato a collezionare gli splendidi fotogrammi della nostra Capo di Governo, pubblicati al ritmo di quasi uno al giorno, da un autorevole quotidiano romano. Si tratta sempre e per lo più di immagini, a dimensione molto efficace dal punto di vista pubblicitario. Quasi tutte elegantemente abbigliate e non prive di effetti speciali. Insomma, il servo encomio, del quale ho parlato in altra occasione, è rimasto a caratterizzare l’inchino giornalistico.
Avevo fatto il resoconto dell’operazione un poco lecchina, relativamente al periodo dal 23 ottobre ’22 al 17 gennaio ’23. Risultato: 58 (cinquantotto) foto in pose esteticamente apprezzabili e altrettanti titoloni contenenti il nome dell’“immaginata”. L’aggiornamento, dal 18 gennaio u.s. al 13 marzo è il seguente: 45 (quarantacinque) ulteriori dagherrotipie e altrettanti articoli annessi (e ben connessi sotto il profilo politico – promozionale). Totale complessivo: 103 pose mica male, in gran parte macroimmagini su 4 colonne e altezza (?) adeguata.
Conclusione: Si sta rafforzando l’ipotesi non peregrina che il servo encomio sia diventato permanente e quel tale informatoreabbia assunto il rilevante ruolo di organo ufficiale del Partito Fratelli d’Italia. La documentazione dimostrativa dell’assunto si trova agli atti sulla mia scaffalatura libraria. Ed è consultabile a domanda.
Campo di calcio oppure campo dei miracoli?
Quando mi siedo in poltrona per seguire un incontro di pallone – tolte in primis, come d’abitudine, le voci petulanti del telecronista e dello “spiegatore” – mi sorge la domanda: Quello che ho davanti sul teleschermo è un campo di calcio oppure un campo dei miracoli? (alla Pinocchio). Il bisbetico quesito deriva dal fatto che, abitualmente e prodigiosamente, i pallonari, a seguito di contrasto di gioco, sovente cadano ruzzoloni quasi a sembrare più morti che vivi. Subito dopo, per virtù propria o per effetto della taumaturgica bomboletta spray, sorgono da dove giacciono, più efficienti di prima. Al punto da mostrarsi istrioni di una messa in scena, alquanto dissonante rispetto alla lealtà sportiva. Nella fattispecie, il suggerimento diventa il seguente: Adottare una norma che – attraverso l’esame al VAR ed anche all’indomani – punisca i protagonisti degli sceneggiati, miracoli in apparenza, invece ciurmeria bastarda in quanto contraria al vero. Tuffatori o t(r)uffatori?