In totale sono 42 le misure eseguite in Italia e all’estero, Colombia, Albania, Siria e Marocco. Sequestrati 18,5 milioni di euro
Riguarda anche l’Umbria la maxi operazione investigativa coordinata dalla procura di Trento, che ha permesso di smantellare una rete di riciclatori di denaro proveniente dalla vendita di stupefacenti.
Per l’indagine, iniziata nel 2019, è stato essenziale il ruolo di un agente sotto copertura della Guardia di finanza di Trento, che si è infiltrato in una rete di narcotrafficanti colombiani.
E così gli investigatori hanno scoperto che a fare da collegamento era una società fantasma di Trento che si interfacciava con i cartelli sudamericani, che vendevano la droga in tutta Italia, e una serie di aziende sparse nel mondo, dagli Stati Uniti alla Cina.
Sono stati eseguite anche in Umbria, precisamente a Trevi, le misure cautelari disposte dal giudice per le indagini preliminari all’esito delle indagini condotte dal Procura distrettuale antimafia di Trento nei confronti del sodalizio criminale internazionale che, secondo quanto ricostruito dagli investigatori della Guardia di Finanza, avrebbe trasformato il denaro della cocaina in denaro “pulito” attraverso la compravendita di materiale elettronico e prodotti di lusso.
In totale sono 42 le misure eseguite in Italia e all’estero, Colombia, Albania, Siria e Marocco. Sequestrati 18,5 milioni di euro. I proventi della droga venivano quindi usati per comprare prodotti tecnologici e beni di lusso in queste aziende estere, prodotti poi rivenduti in pesos sul mercato nero colombiano in maniera che il denaro ritornasse ripulito nelle tasche dei narcotrafficanti del cosiddetto Cartello del Golfo, gli eredi di Pablo Escobar.
Un’operazione internazionale dunque, che ha impegnato l’Antimafia, Europol, Eurojust e persino l’Homeland Security statunitense.