Immuni decentralizzato o centralizzato? Il codice di rilevamento diventa un codice autoprodotto dal proprio telefono, perché non può essere inviato dalla centrale che però ti deve avvertire e dovrebbe avvertire un essere umano, non un numero identificativo, di un possibile pericolo con un alert.
Se però questo numero diventa positivo immagino che debba essere identificato diversamente per ricevere assistenza e consentire di accettare e fruire assistenza, per cui la geolocalizzazione in questo caso diventa indispensabile.
Gli altri attorno rilevati nel raggio di 2 metri restano anonimi, non geolocalizzabili o meglio localizzabili solo dai possibili racconti del malcapitato positivo, il quale si spera in condizioni tali da collaborare e raccontare… una indagine all’italiana, ma per la tutela della nostra privacy questo ed altro…
Questo diverso metodo di geolocalizzazione, perché alla fine di questo si tratta, è sufficiente per mappare il virus da un punto di vista epidemiologico e dare rilievo e possibilità di studio a tutti gli sforzi fatti per fare test molecolari e sierologici?
I due metri di valenza del bluetooth sono sufficienti?
È giusto non individuare i luoghi dove i possibili contagiati si trovavano e soprattutto non poterli contattare per spiegargli i pericoli che possono correre e spiegar loro le modalità di comportamento?
Questo significa perderli o perdere una gran parte di essi, intoccabili, perché protetti dalla “privacy”, ma potenzialmente pericolosi per gli altri… e così il focolaio dal positivo si può riaccendere e oltrepassare sicuramente i due metri concessi…!
Andrea Calabro
Medico chirurgo specialista in Odontoiatria,
coordinatore regionale in Umbria
di Energie per l’Italia di Stefano Parisi