(A.L.) Da anni si parla di ridurre drasticamente il numero delle regioni italiane per ridurre i costi degli apparati e ottenere sinergie nei settori agricolo, turistico e infrastrutturale. Il primo passo è stato compiuto ieri a Perugia con l'incontro al vertice dei tre presidenti interessati
che hanno convenuto sul fatto che è meglio parlarsi e cercare un'unificazione dal basso piuttosto che attendere le decisioni romane che rischiano di creare più problemi che utilità per le popolazioni interessate. Unendo Umbria Toscana e Marche si avrebbe un numero di abitanti pari ad un decimo del Paese, cioè 10 milioni, una massa critica capace di contare anche in campo euro dal momento che da lì provengono gran parte dei fondi strutturali che riguardano l'agricoltura, ma anche la viabilità o i trasporti. La nuova macro regione racchiuderebbe un patrimonio artistico culturale senza uguali e due sbocchi al mare con i porti di Livorno e Ancona togliendo anche dall'isolamento l'Umbria con giovamento per le esportazioni delle sue aziende.
Problemi comunque ce ne sono per una tale aggregazione in quanto tra Firenze ed Ancona ci sono oltre 300 chilometri di distanza ed in mezzo ci sono gli Appennini. Per questo nei primi colloqui si è parlato di infrastrutture, come il corridoio europeo numero 78 che va completato, mentre la prossima entrata in servizio della Quadrilatero è senz'altro un passo avanti in questa direzione. Saranno colloqui lunghi e complessi per armonizzare le tre macchine burocratiche che fino ad oggi non hanno mai comunicato tra loro ed hanno anche fatto scelte divergenti. Comunque è un avvio positivo sempre che ci si preoccupi anche della partecipazione e coinvolgimento di tutte le persone interessate nelle scelte da fare.