Di On. Marina Sereni (PD) – La settimana in Parlamento sarà molto calda, non solo dal punto di vista meteorologico. Sono in Aula due provvedimenti che riassumono emblematicamente la sfida del Pd e di questo Governo.
Il primo è un nuovo decreto su Ilva, sul processo che dovrebbe consentire di portare a termine la cessione della più grande acciaieria d'Europa mettendo finalmente mano sia al risanamento ambientale delle aree interessate sia al rilancio produttivo di impianti strategici per l'economia del secondo paese manifatturiero d'Europa.
Il solo fatto di essere di fronte al decimo decreto in materia testimonia l'estrema complessità della questione. Le colpe della proprietà precedente e le inadempienze di decenni ( di cui è giusto che si occupi la magistratura per sanzionare chi ha avuto responsabilità nel passato) hanno esasperato i problemi e gli animi, hanno creato in particolare a Taranto una profonda divisione nelle stesse comunità interessate, hanno reso tutto più complicato, aprendo la strada anche ad un ruolo forse improprio del sistema giudiziario. Con il decreto di oggi – il cui contenuto sintetico è riassunto in questa scheda della Camera del Deputati – si cerca di rendere possibile il completamento dell'iter di cessione dei complessi aziendali del Gruppo Ilva, modificando alcune delle disposizioni precedenti in materia di oneri, tempi,diritti e obblighi per i futuri acquirenti o affittuari.
Anche in questo passaggio – come dimostrano gli interventi dei relatori di maggioranza Bratti e Bargero e di alcuni colleghi del Pd come Stella Bianchi – il Parlamento non si è limitato ad accogliere la proposta del Governo ma ha introdotto modifiche volte a migliorare il coordinamento tra la Regione Puglia, i Ministeri e i Comuni interessati, e a potenziare i servizi dell'ARPA Puglia per quanto attiene l'attuazione del Piano ambientale.
Ancora una volta il Pd si fa carico di cercare soluzioni ragionevoli e percorribili ad una questione che non può risolversi facendo prevalere un solo aspetto su tutti gli altri. Nell'attuale economia globalizzata, con paesi concorrenti molto agguerriti in altre aree del pianeta, l'Italia non può permettersi di perdere una realtà siderurgica così importante per la nostra industria manifatturiera che è ancora uno dei punti di forza delle nostre esportazioni e della nostra economia. Al tempo stesso, non possiamo in alcun modo sacrificare la salute dei cittadini e lo stato dell'ambiente alla logica dello sviluppo quando le nuove tecnologie consentirebbero di produrre in modo sostenibile, risanando le aree inquinate e dando garanzie ai lavoratori e alle popolazioni locali. Materia complicatissima, intricatissima, dunque, con la quale però chi ha la responsabilità di governare non può fare a meno di misurarsi. Più semplice gridare, più conveniente agitare le paure in un senso o nell'altro, più difficile – ma indispensabile – prendere decisioni anche attraverso aggiustamenti successivi.P
Il secondo provvedimento in discussione è la delega al Governo in materia di povertà. Si tratta di uno dei provvedimenti collegati alla legge di Stabilità 2016 il cui contenuto sintetico è chiarito in questa scheda della Camera. Stiamo per approvare una norma a mio avviso importantissima perché per la prima volta nel nostro Paese – in linea con quanto avviene in quasi tutta Europa – si va verso l'introduzione di un istituto universale di contrasto della povertà, una misura da includere nei livelli essenziali di prestazioni (LEP), quindi da assicurare su tutto il territorio nazionale. La povertà, assoluta e relativa, è sensibilmente aumentata negli anni della crisi economica poiché, accanto a fenomeni cronici di più lungo periodo, abbiamo assistito al progressivo impoverimento di famiglie di ceti medio bassi. Per questo è oggi quanto mai indispensabile organizzare una risposta che punti a sostenere con progetti personalizzati soggetti momentaneamente in difficoltà.
Le risorse disponibili – 600 milioni per il 2016 e 1 miliardo l'anno a partire dal 2017 – impongono oggi di indicare come prioritarie le famiglie con figli, con persone disabili e i lavoratori disoccupati ultra cinquantacinquenni. Ma la norma prevede anche che il Governo provveda al riordino di tutte le misure esistenti in materia di lotta alla povertà e assistenza sociale, passaggio indispensabile per evitare duplicazioni, dispersione di risorse e diseguaglianze nelle prestazioni destinate a persone che vivono in condizioni analoghe di povertà e di disagio. Un primo passo dunque ma davvero molto significativo.
Un'azione realistica, non quel “reddito minimo di cittadinanza” che, erogato a tutti e senza limiti di tempo, sarebbe non solo insostenibile finanziariamente ma anche diseducativo socialmente! Una scelta chiara che mette davvero al centro delle politiche pubbliche le persone maggiormente in difficoltà per costruire una strategia di medio lungo periodo Una legge necessaria dunque che non possiamo che approvare con convinzione, impegnandoci semmai a reperire maggiori risorse per poter includere una platea più ampia di beneficiari. Anche qui, come sui temi dello sviluppo sostenibile, si misura la distanza siderale tra la propaganda, le promesse elettorali e la realtà. Più facile urlare slogan, più difficile, ma necessario, provare a cambiare la realtà.