Di Ciuenlai – C'è chi dice che è tutto un bluff. La crisi delle Province, a parere di qualche esperto di pubblica amministrazione, sarebbe un'operazione di “al lupo al lupo” pilotata , con l'unico scopo di far risparmiare soldi alla Regione sugli stipendi dei dipendenti da trasferire.
Le stesse fonti asseriscono che “il bilancio si poteva già fare inserendovi i crediti da riscuotere da Stato e Regione per la gestione delle competenze trasferire con il Delrio”. E non sarebbe nemmeno vero che gli stipendi sono in pericolo : “La Provincia di Perugia può fare anticipazioni di cassa pari al volume delle entrate proprie che sono di 60 milioni l'anno. Il monte salari è di 40 milioni. Quindi il pagamento è assicurato a tutti per un anno e mezzo e, addirittura, per 3 anni a quelli che dovrebbero rimanere (508 dipendenti)”.
Dicerie o verità, tutto sembra marciare verso una soluzione. E verso la soluzione che, per primi, avevamo indicato qualche settimana fa. Quella del combinato disposto Governo, Regione, Europa. Il Governo ha messo quasi tre milioni attingendo al famoso fondo salva province, la Regione né ha stanziati altri 8 e si è predisposta per attingere dai fondi europei le risorse necessarie a sostenere quelli che lavorano nelle politiche attive del lavoro, in attesa dell'arrivo dei soldi già stanziati dal Governo (90 milioni) che coprono i 2/3 del fabbisogno.
E allora, se il termometro volge al meglio, o come dice qualcuno non ha mai girato al peggio, perchè il Presidente Perugino (si fa per dire) Nando Mismetti ha sospeso tutte le posizioni organizzative (le famose p.o.) e le indennità dei lavoratori? Non per risparmiare. Quella è un'operazione che al massimo da vita ad una diversa redistribuzione del fondo sul salario accessorio ad una diversa platea di beneficiari. Ma l'ente non ne ricava un solo euro per coprire il suo bilancio. Non per favorire quelli che rimangono, perchè la formazione del fondo si fa sul numero dei dipendenti a disposizione del nuovo ente.
Il sospetto delle “malelingue” prende un po' più di corpo e diventa un'ipotesi. Tutta da dimostrare, ma pur sempre un' ipotesi suffragata da qualche numero. Tanto per rendere l'idea, in questa situazione, un funzionario di fascia D ex p.o. della Provincia viene trasferito con uno stipendio inferiore di 600/1000 a quello di un suo collega p.o. pari grado della Regione . E a rimetterci sarebbero anche quelli della “truppa” che avevano indennità di reperibilità, di turno, di maneggio valori e di una di quelle tante voci previste dal contratto. Non è un segreto per nessuno che, a bocce ferme, nonostante il contratto sia lo stesso, il costo dei dipendenti provinciali (e aggiungo comunali), sia , comunque molto più basso di quelli che lavorano in Regione .Se fosse così,si prevede una minore spesa per Palazzo Donini di circa 10 milioni di euro. Si attendono smentite convincenti. Dal punto di vista del risparmio la scelta è perfetta, dal punto di vista della parità di trattamento e di equità (pari lavoro, pari salario) un po' meno. Mi direte “stiano contenti che non perdono il lavoro”. Vero, ma vorrei far notare che questa è la stessa obiezione che copre tutti gli attacchi ai diritti di chi lavora. Una obiezione che alla fine, protegge quelli che hanno dei privilegi da difendere, che, stranamente, non vengono mai toccati dalla tempesta.
All'interno di questa scelta si inquadra poi una vicenda particolare che però trascina con se tutte le cose e i sospetti di cui abbiamo parlato sinora. Parliamo dell'abolizione dell'ufficio stampa e della sospensione dell'organo storico ufficiale di questo ente l'agenzia “Cittadino e Provincia”. Anche qui i retroscena raccontano di un presunto “cerchio magico” che “comanda in Provincia”, formato da persone che avrebbero una caratteristica in comune (sarebbero tutte di Foligno) per favorire il mantenimento del “mastodontico” apparato di comunicazione che si è venuto a creare in questi ultimi anni.
Al di là delle congetture che lasciano il tempo che trovano e che lasciamo ai “cultori” di dietrologia, appare però alquanto strano che un ente sull'orlo di un presunto default, non preveda un ridimensionamento robusto di un settore che non fa più parte delle sue competenze primarie. E che settore! Il Palazzo della Provincia è formato da 4 piani. La comunicazione occupa l'intero primo piano, un'ala del quarto piano e ha riferimenti, uffici e sale a disposizione anche al secondo. Insomma almeno il 30% della sede centrale. Ed è strana questa difesa ad oltranza di un servizio, che, a mio giudizio, con l'avvento di internet, potrebbe essere gestito tranquillamente attraverso un buon “portale” e poco più. Le informazioni adesso stanno lì, lo sportello è roba da anni 90. Non conosciamo i dati, ma una gentile “soffiata” di qualcuno che ci lavora, ci fa sapere che l'utenza è notevolmente diminuita , negli ultimi anni. E invece oltre alla sede di Perugia , abbiamo succursali in tutti i maggiori comuni umbri e pure in alcuni di più piccole dimensioni. Se tutto rimarrà così, nella nuova provincia, almeno un impiegato su 10 sarà un comunicatore. Renzi applaudirebbe!
Dice ma è una risposta alla domanda di trasparenza che viene dai cittadini. E anche questo non è proprio del tutto vero. Il portale della Provincia è quello che crea più problemi di fruizione all'utenza. Se aprite l'albo pretorio on line, a differenza del Comune di Perugia e della Regione, gli atti depositati, per la gran parte, non si aprono subito, ma bisogna passare per le “forche caudine” di un particolare programma. E spesso non basta. Un programma che sembra fatto apposta per limitare l'accessibilità ai soli esperti. Oddio, per la verità un ridimensionamento in realtà c'è stato, ma è stato scaricato sull'ufficio stampa.
Non è una novità che tra queste due categorie non scorra buon sangue. L'anteprima del duello era andata già in onda all'inizio della (Contro) riforma , al tempo del rinnovo dello statuto. Nella prima stesura i servizi di informazione giornalistica erano stati ridimensionati , rispetto alla dicitura precedente. Un robusto intervento dell' Asu era riuscito, tramite un emendamento in Consiglio, a ribaltare la situazione. Il comma 3 dell'art 62 dello Statuto dice “La Provincia garantisce una informazione completa e pluralistica attraverso l’Ufficio Stampa il quale indirizza la propria attività ai mezzi di informazione di massa”.
Ed è proprio qui che forse “casca l'asino”. Un asino che potrebbe anche mettere in discussione non solo la decisione sull'Ufficio Stampa, ma l'intera operazione della P.o. e delle indennità. Domanda per avvocati e giudici : “Può essere abolita o sospesa una struttura alla quale lo Statuto, “la Costituzione dell'ente”, affida uno specifico compito da espletare?”. Domanda che le rappresentanze sindacali e l'Ordine dei Giornalisti sembrano abbiano intenzione di fare, nelle sedi opportune. La risposta prevalente che abbiamo ottenuto è si. Ma è un si condizionato. Prima c'è un piccolo passaggio da fare : modificare lo Statuto ed eliminare quel comma. E se l'Ufficio Stampa esiste per decisione statutaria, la sua strutturazione, a differenza di tutti gli altri uffici che hanno una legittimazione contrattuale, è regolata da una precisa legge dello stato. La legge 150. Ma allora perchè Mismetti, politico di lungo corso ed esperienza, avrebbe deciso di favorire i Comunicatori e di usare il pollice verso per i giornalisti ?
E' difficile pensare che la scelta sia stata fatta per le ragioni “geografiche”, di cui abbiamo fatto cenno. Secondo “i teorici del complotto” la decisione sarebbe legata al fatto che ammettere un'eccezione potrebbe significare dover riaprire tutta la partita. Per questo Mismetti non si sarebbe curato di valutare leggi e statuto “perchè il tempo è dalla sua parte”. “Tanto – concludono gli oppositori delle decisioni del Presidente – tra due mesi sarà tutto finito. Chi deve andare in Regione ci andrà nelle condizioni in cui è adesso e i soldi, le norme o i cavilli per fare un bilancio si troveranno. La Provincia attuerà la riorganizzazione prevista, nella quale, è possibile che rispunti anche qualcosa che assomigli ad un Ufficio Stampa.”. Aggiungo il finale “E tutti vissero felici e contenti”.