Mi permetto di fare alcune osservazioni sulla vicenda “Immuni”, app che oltre a rallentare enormemente le misure per uscire da questa triste vicenda Coronavirus, lascia ancora una volta perplessi su possibilità decisionali dell’Europa a qualsiasi livello e sempre più permeate di “burocrazia”, non solo, inutile, ma in questo caso dannosa ed estremamente condannabile.
Quello che serve è tracciare i positivi Covid, dare loro assistenza territoriale, compresa eventuale terapia prima della spedalizzazione, avvertire i restanti negativi di eventuali contatti più o meno ravvicinati. Avere Big Data per studi epidemiologici, eventuali recidive, studi su protocolli terapeutici.
Guardando i comportamenti degli Stati aggrediti prima di noi ed in particolare Corea del Sud, appare evidente che una geolocalizzazione è necessaria per condurre indagini di screening una volta che si è individuato un positivo. il quale deve aiutare in qualche modo la centrale sanitaria ad individuare i suoi recenti contatti, dipendentemente dalle sue abitudini di vita, di spostamenti, di viaggio.
La centrale deve provvedere a comporre il fascicolo sanitario digitale dell’interessato, in cui sarà annotato anche la sua positività Covid e relative informazioni di decorso, terapia, insieme alla sua anamnesi patologica. Quindi la centrale dovrà procedere ad individuare i luoghi vissuti dall’interessato ed i contatti, sia utilizzando la geolocalizzazione dei luoghi, sia contattando telefonicamente o personalmente i possibili interessati dal contagio diretto od indiretto, sia utilizzando la possibilità di comunicazione spontanea e volontaria.
Su tutto questo è facile istituire un protocollo di azione. Su tutti si deve aprire un fascicolo elettronico sanitario, se già non lo hanno, con annotazione possibile contagio e fatti test di controllo prima rapidi (a seconda della probabilità di contagio), o tamponi o prelievo sierologico; tutto questo prescritto e controllato da sanitari utilizzando laboratori pubblici ospedalieri o privati convenzionati.
Questo è il circuito obbligatorio di genesi patologica spontanea con partenza da un sintomatico o paucisintomatico, atto a fare emergere potenziali contagiati asintomatici o potenzialmente sintomatici.
Fino ad avvenuta certificazione del test, tutti i controllati devono osservare rigide norme di quarantena e la geolocalizzazione in questo caso deve servire alla centrale sanitaria per controllare gli spostamenti, anche ricorrendo ad un messaggio o telefonata.
Eviterei un braccialetto elettronico connesso al telefono, ibrido tra carcerato e tecnologico Sud Coreano…
Ora prendiamo in considerazione l’altro circuito con obbligatorietà indiretta perché richiesto da un esercente o azienda o professionista o sanitario qualsiasi o volontario perché a nessuno si può negare un controllo di questo genere: la richiesta di un pass per accedere a certi luoghi di esercizio per condizioni non urgenti; la richiesta di test con consenso informato, prescritto dal medico, prima sierologici, rapidi, considerando la potenziale probabilità, poi tamponi se risultanti positivi, anche in questo caso asintomatici, e che come tali positivi rientreranno nel circuito di indagine precedentemente descritto.
Se negativi, avendo fatto i test in questo caso volontariamente, ma condizionati dall’accesso agli esercizi o ambienti di lavoro, saranno comunque catalogati dalla centrale nel fascicolo elettronico digitale previa comunicazione digitale. Se volessero fare anche il tampone, sempre prescritto dal medico, potranno farsi annotare sempre nel fascicolo elettronico digitale.
A tutti gli annotati nel fascicolo elettronico digitale verrà rilasciato un codice che potrà essere identico al proprio codice fiscale, incorporato nell’app di registrazione associato al fascicolo elettronico digitale, per essere contattato, allertato o seguito solo esclusivamente dai sanitari o dalla protezione civile, nel caso di catastrofi naturali.
Nel caso di focolai, positivi in quel particolare luogo, catastrofi naturali, potranno essere avvertiti con alert condizionati dalla geolocalizzazione dell’evento, perché la centrale dovrà avere la situazione di tutti i codici attorno a quella zona od esercizio od azienda. Nel caso di esercizi commerciali ad entrata libera, con una rilevazione del pass codice visibile sullo smartphone a mo’ di carta digitale, insieme a chi addetto, ti dovrai rilevare la temperatura all’entrata, si potrà determinare la possibilità o meno di accedere secondo l’urgenza e la necessità, trovando, in protezione la situazione più idonea, anche con il concorso o l’ausilio dell’autorità pubblica.
Per altri esercizi, la verifica potenziale del pass potrà essere richiesta in caso di sospetti, per i sanitari dovrà essere possibile accedere ai dati del fascicolo sanitario digitale, sia che siano nel pubblico che nel privato.
A questo punto non credo nel progetto “Immuni” basato su Bluetooth, che rileva piccole distanze, che è solo volontario, che rischia per questo poche adesioni e poca diffusione e non dà possibilità di individuare bene i luoghi e contatti forniti e di verificarli.
Tutto questo senza tenere conto che in Umbria abbiamo già un fascicolo elettronico sanitario anche se sperimentale (nelle intenzioni doveva essere nazionale se non europeo), e che sarebbe molto semplice e rapido (una settimana) integrarlo con una applicazione pro Covid ed associarlo ad una qualsiasi app di geolocalizzazione presumibilmente anche come quella presentata e poi messa in quarantena dall’assessore Michele Fioroni.
Non c’è privacy che tenga, è sufficiente un consenso informato.
Senza considerare eventuali incentivi di detrazione fiscale o privata da onorari di prestazioni in corso.
Il sistema bluetooth di “Immuni”, avendo un raggio di azione di circa 2 metri e non sempre garantito ed avviato in una fase in genere post tampone può avere solo un valore aggiuntivo per aiutare gli operatori della centrale ad individuare i contagi, è riduttivo ed insufficiente, il fondamentale rimane comunque il fascicolo elettronico sanitario che ognuno di noi dovrebbe possedere e visibile e consultabile da parte dei sanitari in tutta Europa se non in tutto il mondo.
Andrea Calabro
Medico chirurgo specialista in Odontoiatria,
coordinatore regionale in Umbria
di Energie per l’Italia di Stefano Parisi