Le nuove restrizioni previste dall‘ultimo DPCM del Governo Conte comporteranno un impatto non indifferente sulla crescita economica del nostro Paese.
Gli effetti delle ulteriori misure, ancora più stringenti per contrastare il contagio da Covid-19, vanno a colpire settori già in crisi, primi tra tutti quello della ristorazione e dell’intrattenimento.
Il Governo avrebbe a tal proposito pianificato ingenti aiuti per supportare le categorie che più risentiranno delle chiusure e limitazioni, aiuti che l’esecutivo ha intenzione di mettere in atto già a inizio novembre tramite l’emanazione di un nuovo decreto.
Le risorse con cui verranno finanziati questi interventi a favore dei settori più colpiti provengono dai fondi inutilizzati dei provvedimenti che sono stati approvati nei mesi scorsi, come quello della cassa integrazione e il bonus vacanze, il cui valore si aggira intorno ai cinque miliardi di euro.
Il Ministero dell’Economia ha quindi conseguentemente rivisto la propria valutazione, inserita nel Documento programmatico di bilancio destinato all’Unione Europea, sulla situazione economica e finanziaria del nostro Paese.
Il quadro profilato per il 2020 è sostanzialmente favorevole: il rapporto deficit/Pil è migliorato, con una correzione dello 0,3% (dal 10,8% al 10,5%).
L’anno corrente, come ha notato il Ministro dell’Economia Gualtieri, ha registrato maggiori entrate rispetto alle stime, che hanno comportato una riduzione del disavanzo.
Il criterio attraverso cui il Governo intende aiutare i settori più in difficoltà è quindi quello del contributo rapido, che comporta erogazioni a fondo perduto da parte dell’Agenzia delle Entrate, versate direttamente nel conto corrente delle imprese individuate tramite l’apposito “Accredito rimborsi su conto corrente”.
Il tema degli immediati sostegni alle imprese è stato anche uno dei punti focali dell’interminabile confronto tra Regioni ed esecutivo.
In Umbria la Presidente Tesei ha infatti affermato che le attività economiche colpite devono immediatamente ricevere sostegni e interventi significativi.
La nostra Regione è stata uno di quei governi che, durante il lungo confronto con i ministri, ha ribadito la fondamentale urgenza di portare la didattica a distanza nelle scuole e negli Atenei al 100%, per limitare ulteriormente la possibilità di contagio all’interno delle aule scolastiche o universitarie.
Ieri in Umbria sono scattate le prime limitazioni per quanto riguarda i centri commerciali, che rimarranno chiusi durante la domenica fino al 14 novembre come previsto dall’ordinanza firmata venerdì dalla Giunta regionale.
Ulteriori limitazioni previste dall’ultimo DPCM riguardano invece palestre, piscine, cinema e teatri, misure che incideranno sui danni già ingenti per questi settori.
Tutte queste limitazioni si sono rese necessarie in seguito al vertiginoso aumento dei contagi registrato in Umbria nelle ultime settimane, numero che ha inserito la nostra Regione nella cosiddetta “lista rossa”, tra cui figurano anche Lombardia, Valle d’Aosta, Campania, Emilia Romagna e le altre regioni più colpite dal virus.
Sono previste ulteriori comunicazioni da parte della Giunta regionale in merito all’emergenza Covid-19, che verranno presentate all’Assemblea legislativa convocata per martedì 27 ottobre.
Il confronto in Aula era stato richiesto a gran voce dai principali esponenti dell’opposizione, primo tra tutti il consigliere regionale Vincenzo Bianconi che chiede alla Presidente Tesei un “cambio di passo” necessario e uno stop al “protagonismo cieco” in modo da agire nell’esclusivo interesse del benessere dei cittadini umbri.
Cittadini che non hanno esitato a protestare pubblicamente contro le ulteriori restrizioni imposte nella nostra Regione.
Le preoccupazioni degli operatori economici e dei servizi sono molteplici: si è manifestato a Terni, dove domenica sera più di mille persone sono scese in piazza Tacito per portestare contro le chiusure di ristoranti e altri esercizi commerciali.
Una protesta sostanzialmente tranquilla e controllata rispetto a quelle di Napoli e Roma, ma che ha dimostrato la crescente esasperazione da parte dei cittadini: si incita allo sciopero fiscale, allo stop agli scontrini e a presidiare, durante la giornata di oggi, i locali “che devono rimanere aperti dalle 18 e non chiudere”.
A Perugia si protesta stasera in Piazza IV Novembre. La stessa Presidente Tesei si è scagliata contro le misure restrittive del DPCM di ieri, il quale “presenta incongruità e crea forti disparità tra categorie, spesso non giustificate”.
La situazione non è delle migliori. È un dato di fatto che la paura di un lockdown totale corre di pari passo con le difficoltà causate dalle chiusure delle attività commerciali già duramente messe alla prova da marzo.
Una soluzione alternativa per rallentare i contagi e scoraggiare gli assembramenti, quella del coprifuoco, già in vigore per Lazio, Lombardia, Campania, Calabria e Piemonte, è uno dei temi più dibattuti questi giorni, soluzione che il consigliere del ministero della Salute, Walter Ricciardi, non condivide assolutamente, come si legge in una recente intervista su Il Messaggero.
Ricciardi si dimostra estremamente preoccupato per quanto riguarda la situazione contagi, probabile effetto del ritardo da parte delle Regioni nell’adeguare il sistema durante questa estate. Siamo arrivati, continua il consulente del ministero della salute, ad un ritmo di crescita dei casi ormai insostenibile, che può essere arginato ricorrendo a lockdown locali e chiusure mirate per evitare un lockdown generalizzato, ormai diventato un vero e proprio incubo per tutti gli italiani.