La Giunta Senato deciderà il 20 gennaio sulla richiesta di processare l’ex ministro dell’interno Matteo Salvini per aver impedito alla nave Gregoretti e ai suoi 131 ospiti clandestini a bordo di ormeggiare nel porto di Augusta.
In sostanza Salvini da ministro dell’Interno non avrebbe potuto vietare l’ingresso in acque italiane alla nave militare. Oltretutto, spiega il tribunale a differenza di quanto accaduto per la nave “Diciotti” (per il qual caso la giunta non concesse l’autorizzazione a procedere), “allorquando si innescò una controversia con Malta in ordine allo Stato obbligato a rilasciare il porto sicuro, nel caso Gregoretti è assolutamente pacifico che il coordinamento e la responsabilità primaria dell’intera operazione siano stati assunti dallo Stato italiano”.
Salvini risponde che quella di tenere in mare la Gregoretti coi suoi ospiti a bordo fu una decisione collegiale del governo, ma palazzo Chigi si smarca, con un documento in cui spiega che mai all’ordine del giorno di un Consiglio dei ministri c’è stata una discussione sul punto.
Sulla vicenda c’è da registrare un’intervista rilasciata dall’avvocato di Perugia Valter Biscotti, noto penalista che negli anni si è occupato di casi di cronaca nazionale, come quelli di Sara Scazzi e di Salvatore Parolisi, a Il Giornale.
L’avvocato Biscotti non ha alcun dubbio: «l’accusa nei confronti di Matteo Salvini per i fatti di nave Gregoretti è assurda».
Avvocato, ma realmente il leader della Lega può essere condannato a 15 anni di carcere?
«La norma, ovvero l’articolo 605 del codice penale, prevede nell’ipotesi maggiore una pena fino a 15 anni. Ciò che è contraddittorio è che il capo della Procura di Catania, dottor Zuccaro, già nel momento in cui è arrivata la notizia di reato ha ritenuto la non sussistenza di ipotesi di reato, compreso il sequestro di persona, cosa accaduta anche per il caso Diciotti».
Secondo lei c’è un accanimento nei confronti di Salvini?
«La singolarità di questa storia è che i giudici del tribunale di Catania, che sono gli stessi del caso Diciotti e che sono il dottor Nicola La Mantia, che è un giudice fallimentare, il giudice Roberto Corda, penale e la dottoressa Sandra Levanti che è civile, sono tutti di Magistratura democratica. Non si può quindi non porsi il problema soprattutto se si va a vedere la locandina dell’ultimo congresso di Magistratura democratica che riporta una vignetta di Vauro che si riferiva alla questione dei migranti. Inoltre, nella relazione introduttiva di questo congresso tenuta dalla segretaria generale di Magistratura Democratica Mariarosa Guglielmi si legge: Con le vicende delle navi Aquarius e Diciotti abbiamo scritto una pagina nuova per il nostro Paese imboccando un percorso sconosciuto e inquietante. Il problema è che forse la decisione di questi tre giudici può essere influenzata dall’appartenenza a una corrente il cui pensiero è opposto a quello dell’ex ministro».
Come può difendersi il Capitano?
«Le possibilità di difesa di Salvini sono enormi. Più volte nel periodo in cui la nave non poteva entrare in porto, funzionari di polizia giudiziaria sono saliti per verificare lo stato delle persone. Questo, quindi, fa sì che il sequestro di persona sia meno credibile. Anche perché se ci fosse stata l’ipotesi di reato i funzionari di polizia avrebbero avuto l’obbligo di fermarlo».
Quale altro punto è a suo favore?
«Il caso Gregoretti è avvenuto sulla base del Decreto sicurezza bis, che essendo del 14 giugno aveva forza di legge. Nello stesso si dice chiaramente che il ministro dell’Interno può limitare l’ingresso, la sosta o il transito delle navi in acque territoriali con provvedimento da adottare di concerto con il ministro della Difesa e il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti informando il Presidente del Consiglio. Non mi pare di aver visto, all’epoca, proteste relative al comportamento di Salvini da parte di questi soggetti né prima, né dopo il 31 luglio. Perché, dunque, la magistratura non ha indagato anche Conte, la Trenta e Toninelli? Dopo il Decreto sicurezza bis l’atto dell’ex ministro è politico e, quindi, insindacabile sul piano giudiziario».