Terremotati al freddo e al gelo per il terzo inverno consecutivo. Dopo più di due anni dalle terribili scosse che hanno paralizzato il centro Italia ci sono persone a cui non è stata ancora assicurata una sistemazione dignitosa, che si ritrovano a vivere “scomodi”, fra disagi infiniti, lontano dalla propria terra, o in alternativa in una roulotte tra montagne di macerie di una città che non esiste più. E si va avanti, con i rigori stagionali che si annunciano spietati, tra mille promesse non mantenute e una burocrazia farraginosa che tutto rallenta e impastoia.
La protezione civile ha stilato un bilancio mettendo nero su bianco i dati relativi alle consegne delle soluzioni abitative d’emergenza. Complessivamente sono 752 le Sae già consegnate, altre 24 risultano in costruzione in Umbria (mancano ancora 8 moduli a Castelluccio di Norcia); sistemate 1.825 nelle Marche; 824 nel Lazio.
Ma non c’è da illudersi, anche per loro i problemi non finiscono mai.
Basti dire che i comitati dei terremotati hanno più volte denunciato i “tempi epici” che hanno accompagnato le operazioni di consegna di questi mesi. Vincoli paesaggistici ed idrogeologici troppo stretti. Troppe le problematiche scaturite durante la gara d’appalto, sterili e inutili si sono rivelate le sanzioni irrisorie per chi non ha rispettato le scadenze. Fatto sta che in molti casi le Sae consegnate si sono manifestate totalmente inadatte per i territori del centro Italia.
Più volte i comitati ne hanno denunciato l’inagibilità a causa di pendenze non in regola, comignoli troppo corti, boiler sui tetti che vengono messi fuori uso dalle basse temperature, umidità imperante, tubi a pochi centimetri dai pavimenti, e fango ovunque.
In Umbria sono numerose le soluzioni abitative d’emergenza su cui il dipartimento di Protezione civile dell’Umbria sta attuando interventi per casi di “avvallamenti” del pavimento. La notizia viene confermata dallo stesso dipartimento regionale.
“Stiamo facendo altri controlli, è in corso la verifica di alcune aree da dove sono arrivate ancora segnalazioni di problemi alle casette del terremoto del 2016”. Ossia la zona industriale B di Norcia e Padule a Cascia. Nuovi siti rispetto alle dodici casette della frazione Savelli di Norcia che sono risultate 10 su 12 danneggiate in base ai sopralluoghi della scorsa settimana. Afferma Alfiero Moretti, dirigente della Protezione civile regionale e direttore dell’area governo del territorio di Palazzo Donini.
che trovano albergo nelle parti in truciolato marcite. “I pacchetti di quei pavimenti – continua Moretti – erano già chiusi nel prefabbricato. Noi nelle fasi successive non li abbiamo alterati. Quello che c’era e che c’è un problema del fornitore. Noi ci mettiamo le mani e la faccia, ma non possiamo essere ritenuti responsabili”. I sopralluoghi conferma Moretti vedono la presenza della Regione Umbria, del dipartimento nazionale di Protezione civile e della ditta che ha vinto l’appalto, il consorzio Cns.
Ad oggi in base al report fornito dal comitato terremotati dell’Umbria sono 32 le “Sae”, soluzioni abitative di emergenza, sulle quali sono stati riscontrati problemi ed effettuati i primi interventi di riparazione.
Francesco Pastorcila, coordinaote del comitato, fa un po’ di conti: “Il 95% delle casette su cui sono stati fatti i sopralluoghi in base alle segnalazioni arrivate dice si sono rivelati danneggiati: muffe, avvallamenti, pavimenti da rifare”.
Trentadue tutte sommate su 34 segnalate. I nuovi controlli che partono oggi a tappeto “andranno avanti giornalmente di 15 in 15”, fino a coprire tutte le segnalazioni.
“Che sono in aumento – aggiunge – visto che sono arrivate anche dalla zona industriale A e a seguito di una prima verifica sono stati riscontrati problemi dello stesso tipo”. Dalle analisi dei tecnici – riferisce ancora Pastorella – una delle origini dell’infradiciamento sarebbe da ricercare nella fase di consegna dei moduli, che erano impacchettati “a libretto”: la parte relativa al pavimento per come e quando è stata posizionata a terra, in condizioni tali da prendere acqua nei giorni di pioggia, avrebbe subito infiltrazioni tali da comprometterne la tenuta interna. Quindi non avrebbero dovuto essere montate. Ma si fa strada – continua Pastorella – anche l’ipotesi del vizio di progettazione. “In tutto il cratere – conclude il presidente del comitato dei terremotati – sono 220 i titolari di Sae che hanno questi problemi. Possibile che per tutti questi abbiano montato materiale che già si sapeva essere marcio? O magari non c’è a monte un problema di coibentazione?”.