Veritas vos liberat si legge nel Vangelo. Solo la verità rende liberi. Un principio di vita che il generale Antonio Cornacchia ha fatto proprio. Prima svolgendo con coraggio e alto senso del dovere il rischioso compito di investigatore, poi, raccontando verità di una lunga storia che ci appartiene.
Oggi Antonio Cornacchia è un solerte generale che vive a Foligno, oltre che avvocato ed autore di libri, ancora brillantemente impegnato socialmente e professionalmente nell’Associazione Nazionale Carabinieri, Ispettorato Regionale dell’Umbria. Ma soprattutto Antonio Cornacchia, nell’ambiente è conosciuto come Airone 1, il nome in codice del poliziotto italiano più famoso della seconda metà degli anni Settanta: fu lui ad arrestare Renato Vallanzasca e ad aprire per primo il bagagliaio della Renault 4 in via Caetani, trovando il corpo di Aldo Moro. O a scoprire i covi delle Br e dell'Anonima Sarda.
Airone 1 è il nome urlato ogni giorno in una radiolina di un’alfetta bianca, direttamente dal cuore dei ’70 dei massacri e delle stragi, delle connivenze e degli spari, di Moro e di Pecorelli, di Dalla Chiesa e della Magliana, di Paul Getty e di Cossiga, delle commissioni parlamentari e dei governi balneari, del compromesso e dei servizi segreti.
Airone 1 ha aperto oggi i suoi diari e ne è nato un libro importante, “Airone 1. Retroscena di un’epoca”, (curatore Giannelli Benvenuti A. – Sometti Editore), dove vi sono narrati tanti episodi reali supportati da appunti strappati alla Storia.
Capitoli di una vera e propria “guerra”, che ci riportano agli “anni di piombo”, a quel tempo terribile che ha lasciato sulle strade della Penisola una macchia di sangue grande ed indelebile. Ancora oggi la “notte” della Prima Repubblica è avvolta da tenebre, da lunghe ombre, come se non ci fosse stato mai modo di uscire da quel tunnel buio e infinito. Oscurità dove impazzano mille fantasmi e segreti, sulle quali il generale Antonio Cornacchia tenta di far luce.
Ed ecco allora che ancora una volta da quel passato recente riaffiora un’Italia sgangherata, con apparati di potere che si sono resi complici di terribili misfatti, che non solo non agevolavano le indagini, ma depistavano, remavano contro. Si leggono queste pagine e si comprende bene come l’attacco al cuore dello Stato sia stato condotto con la complicità e la connivenza di esponenti delle pubbliche istituzioni. E più si sfoglia questo prezioso volume di storia recente e più viene voglia di vederci chiaro sulle collusioni dei servizi segreti con le frange più estreme della destra eversiva e della sinistra più estrema. Ci si ritrova tutti a puntare il dito verso quel maledetto “segreto di Stato” che ha avvolto e abbracciato tutti gli avvenimenti descritti.
Il libro narra di «assurdità inspiegabili», di «comportamenti inconcepibili» da parte di coloro che all’interno del Ministero degli Interni, invece di spingere e incentivare le indagini, agivano per impastoiarle.
«Basti dire – rivela oggi il generale Cornacchia – che molte inchieste non riuscimmo a portarle a termine. Ci fu precluso di servirci dei propri impianti per le intercettazioni telefoniche, costretti a utilizzare, con intuibili difficoltà, le centrali Sip. Fu necessario il sequestro Moro per arrivare a farci nuovamente autorizzare a far uso, come in precedenza, di uno strumento investigativo efficace che rendeva più agevole il nostro operato, il nostro impegno. Sempre abbiamo dovuto operare con il freno a mano tirato, ingessati da lacci e laccioli burocratici e politici. Si poteva fare di più. Perché non si è fatto?».
Un esempio fra tanti. «Nel dicembre del 1970 la relazione del prefetto Mazza di Milano metteva in guardia contro imminenti attentati, sollecitava l’allora Ministro dell’Interno Franco Restivo, ad intervenire in fretta e a non perdere tempo. La relazione fu ignorata e tenuta nascosta fin quando una “manina” la tirò fuori dal cassetto per essere pubblicata sul “Giornale d’Italia” e sul “Messaggero”. Restivo si giustificò scaricando la colpa sull’alleato di Governo, quel Psi che in quei giorni chiedeva il disarmo della Polizia nelle manifestazioni di piazza».
«E così – dice infine Cornacchia – ci fu un’Italia che rimase macellata, disseminata di martiri e di eroi. Ci sono famiglie che a distanza di 40 anni ancora non hanno avuto giustizia. Ma il libro non vuol solo dare un quadro negativo del nostro Paese. Da una parte c’è una denuncia, una critica, ma dall’altra restano le tante testimonianze di uomini coraggiosi che non si sono mai tirati indietro di fronte alle minacce, che non si sono mai arresi e tantomeno si sono lasciati sopraffare dalla paura. Il futuro migliore sarà quello in cui ognuno di noi, perfettamente consapevole del nemico che ha di fronte, nel rispetto del compito e del ruolo che è chiamato a svolgere, si assumerà in pieno le proprie responsabilità».
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La presentazione in Senato. Il libro “Airone 1. Retroscena di un’epoca”, (curatore Giannelli Benvenuti A. – Sometti Editore), verrà presentato in Senato il 14 settembre 2016, presso la Sala Capitolana. Sono attese diverse personalità ed autorità che potranno ascoltare in esclusiva le parole di uno dei principali protagonisti della più recente e fondamentale storia italiana, per molti aspetti ancora inedita.