In pellegrinjaggio dai centri dell’Italia centrale colpiti dal lungo sisma che da agosto sta creando disagi, dolori e danni.
I terremotati hanno accolto l’invito loro rivolto da Papa Francesco che li ha ricevuti nella sala Paolo VI. Il Pontefdice ha avuto parole d’incoraggiamento per le popolazioni colpite ed ha promesso che tornerà sui luoghi del terremoto, in particolare ha promesso una visita in Umbria. La presidente della giunta regionale Catiuscia Marini che faceva parte del gruppo di questa regione, e che ha avuto un breve colloquio col papa al termine dell’udienza, lo ha invitato a Norcia ed alle altre zone colpite ed ha annunciato la promessa della visita .
La presidente Marini ha sottolineato come sia stato “particolarmente apprezzato e motivante” l’incontro con Papa Francesco che “ha dimostrato ancora una volta grande affetto e solidarietà alle persone e ai territori colpiti dal sisma”. “Importante – ha aggiunto – il richiamo alla concretezza e al lavoro straordinario che ha fatto il Santo Padre. E molto significativo il passaggio in cui ha esortato a non puntare all’ottimismo, bensì alla speranza: occorre, infatti, restituire speranza e fiducia per la ricostruzione – ha concluso Marini – sia quella materiale e concreta a cominciare dalle case, sia quella spirituale e quindi, della coesione sociale”.
Papa Francesco nel suo discorso ha affronato in maniera diretta il dramma ed ha detto: “Ricostruire, ricominciare, ricominciare da capo, ma anche ricominciare senza perdere la capacita’ di sognare, sognare, avere il coraggio di sognare una volta di piu'”. “Ricostruire col dolore” e con “il pianto, piangere da solo fa bene, ma piangere insieme agli altri e’ meglio”. “Mi piace benedire le mani di chi guarisce le ferite”. Il Papa ha scelto le parole della condivisione e della tenerezza per confortare i tanti che soffrono per il terremoto.
Ha pronunciato parole che ha preso dalle testimonianze di un padre di famiglia, Raffaele Testa, scampato al sisma con la moglie e i due bambini, ma che ha perso la casa e molti amici, e di don Luciano Avenati, parroco della Abbazia di S.Eutizio in Preci, che serve 18 paesi umbri. Da queste testimonianze ha preso spunto per una meditazione sul dolore e sulla capacità di condividere il dolore altrui, e anche oggi, come ieri a proposito del dolore delle madri che hanno perso un figlio, papa Francesco ha suggerito di evitare troppe parole, se non se ne trovano, e scegliere piuttosto, “tenerezza, carezze, ascolto”.
Hanno partecipato all’udienza i vescovi di Rieti, Spleto-Norcia e Ascoli Piceno, Domenico Pompili, Renato Boccardo ne Giovanni D’Ercole, e il cardinale arcivescovo di Ancona,Edoardo Menichelli. Papa Francesco al suo ingresso in aula Paolo VI,è stato accolto con grande calore, ha stretto mani e accarezzato e ha ricevuto anche alcuni doni, tra cui disegni, un cesto di prodotti tipici e una felpa. Dopo aver ascoltato le testimonianze, ha invitato a pregare una Ave Maria e si è poi fermato ancora a salutare gruppi di fedeli. “Sono qui con mia moglie e i miei due figli, siamo vivi, la casa dei nostri sogni è ormai demolita, la nostra vita è salva, ma abbiamo perso tanti amici”, aveva detto Raffaele. “Il dolore è grande – ha commentato papa Francesco – e bisogna ricostruire col dolore, le ferite del cuore ci sono..
Tante le testimonianze dolorose e commoventi ascoltate da Papa Francesco, che poi ha detto:” “Serve la speranza e questo si fa con le mani, un’altra parola che mi ha toccato, Raffaele ha parlato delle mani, braccio, mani, sua moglie sotto le macerie, poi quando prede i bambini per tirarli fuori dalla casa, le mani, quelle mani che aiutano i familiari a liberarsi dai calcinacci, quella mano che lascia il suo figlio in braccio nelle mani di non so chi per andare a aiutare un altro, poi c’e’ la mano di qualcuno che mi ha guidato, ha detto, le mani e anche costruire e per ricostruire ci vogliono il cuore e le mani, le nostre mani le mani di tutti, quelle mani che con le quali noi diciamo che Dio come un artigiano ha fatto il mondo, le mani che guariscono, a me piace- ha ricordato il Papa, mentre molte persone in aula avevano il viso rigato di lacrime – agli infermieri, ai medici, benedire le mani, perché servono per guarire, le mani di tanta gente che ha aiutato a uscire da questo incubo da questo dolore le mani dei vigili del fuoco tanto bravi, tanto bravi, le mani di tutti quelli che hanno detto ‘io do’ del mio, dòp il meglio’, sono le mani di Dio”. “‘Noi rimasti lì per non ferire la nostra terra abbandonandola’ ha detto il parroco, bello,”ha commentato papa Bergoglio, che in un altro passaggio si è detto “orgoglioso” dei suoi parroci. Don Luciano, nel suo ampio discorso, ha tra l’altro chiesto a quanti “sono preposti alla ricostruzione” di essere “rapidi, onesti, preoccupati del bene della gente e liberi da qualsiasi interesse privato o di gruppo”.