Tre amici coetanei, residenti tra Foligno ed Assisi, sono stati arrestati dai carabinieri per omicidio preterintenzionale e rissa per aver colpito con un pugno e successivamente investito a morte con l’auto un giovane spoletino, durante una rissa avvenuta in un noto locale di Bastia Umbra
Il Giovane alla guida dell’auto ha dichiarato di aver messo la retromarcia, dopo essersi trovato davanti un muro, e di non essersi accorto di aver travolto e ucciso il ventiquattrenne di Spoleto coinvolto nello scontro violento tra due gruppi, avvenuto nella notte tra venerdì e sabato. I tre giovani sono difesi dagli avvocati Delfo Berretti, Luca Maori e Daniela Pacco.
Durante l’interrogatorio i ragazzi hanno sostenuto di non essersi accorti di avere investito la vittima.
Secondo la loro versione fornita ai carabinieri del nucleo della compagnia di Assisi, guidata dal tenente colonnello Marco Vetrulli, l’auto sarebbe stata accerchiata e colpita a bastonate dal gruppo degli spoletini. Forse dopo un colpo di clacson per far spostare l’altro gruppo dalla strada.
L’intervento del Vescovo, Mos. Sorrentino.
La rissa di Bastia Umbra, nella quale un ragazzo di Spoleto ha perso la vita, mi colpisce profondamente. Come siano andate le cose, lo stabilirà la magistratura. Intanto un ragazzo è morto, e immagino che cosa questo possa significare per la sua famiglia. Vorrei innanzitutto far arrivare ad essa sentimenti di vicinanza e di preghiera.
Resta il fatto che, ancora una volta, nel clima di un divertimento spericolato, in cui è così facile portare le emozioni all’inverosimile, forse sotto l’effetto di alcool o altre sostanze, può succedere di tutto. Ma che il clima giovanile, e non solo, giunga a questi livelli di imbarbarimento, ci interroga tutti. Come Chiesa ci sentiamo interpellati, dato che l’attenzione al mondo giovanile è sicuramente una delle nostre priorità. Purtroppo la maggior parte dei giovani, dopo l’età della cresima, si allontana dalle parrocchie, e a parte i pochi che frequentano i nostri oratori, il mondo dei giovani è sfuggente e di difficile controllo anche da parte delle famiglie e delle altre agenzie sociali e culturali. Del resto, che cosa ci si può aspettare da una società in cui la stessa famiglia è in crisi così profonda? La scuola fa la sua parte, ma non basta. La politica deve certo interrogarsi sulle opportunità che vengono offerte senza le garanzie di limiti severi e controlli adeguati.
Ci stiamo ormai arrendendo a fatti del genere, come se fossero ineluttabili. Mi auguro che anche questo ennesimo episodio di violenza, accaduto così vicino alla Città della Pace, mentre Assisi si prepara a vivere la beatificazione di un ragazzo come Carlo Acutis, modello di santità giovanile, ci faccia riflettere tutti e ci spinga a decisioni salutari. Dopo che il Covid ci ha messi a così dura prova, e ci tiene ancora sulle corde, non possiamo ricominciare tutto come prima. Una riflessione è necessaria nella Chiesa e nella società.