Che triste cosa questa politica che non si accontenta di intascare ricchi stipendi senza di fatto fare nulla, e furbescamente lucrare su tutti i benefit possibili che si possono incamerare. Sempre, è ovvio, a barba del cittadino contribuente.
A spulciare nelle carte dell’avviso di conclusione delle indagini sulle «spese pazze» dei consiglieri della Regione Umbria (in questo caso nella tranche che riguarda i sette rappresentanti di quello che un tempo era il Popolo della Libertà) c’è di che rimanere basiti.
Secondo la procura di Perugia, Raffaele Nevi si sarebbe appropriato indebitamente di 7.744 euro di rimborsi, Alfredo de Sio di 16.225, Rocco Valentino 9.767 euro, Massimo Mantovani di 13.543 euro, mentre 12.670 Maria Rosi. A Massimo Monni vengono contestati 13.760 euro e infine ad Andrea Lignani Marchesani è 13.262 euro.
Secondo il pubblico ministero, Paolo Abbritti, le rendicontazioni delle spese sostenute con i fondi pubblici a disposizione del gruppo consiliare «sono sempre giustificate con modalità tali da non consentire alcuna verifica all’inerenza con gli scopi istituzionali del gruppo che peraltro, non vengono neanche indicati».
In altri termini per il pm i consiglieri si appropriavano di quei fondi per cene, pranzi o colazioni «per finalità personali o comunque diverse da quelle previste per legge».
E così ad esempio Alfredo De Sio (che era uno di quelli che si faceva rimborsare anche il caffé, visto che ha presentato uno scontrino da 2,70 per «consumazioni bar» e in due casi quelli del pedaggio autostradale da 3,30), ha tenuto «incontri con amministratori» anche a Viterbo: nel settembre 2011 infatti il consigliere dell’ex Pdl si è fatto rimborsare 360 euro per una riunione in un ristorante a Corchiano, in provincia di Viterbo. Poi un altro incontro politico, nell’aprile 2011 De Sio lo tenne in un hotel, ma stavolta a Milano (105,50 euro). Balza agli occhi anche un rimborso da 49,70, sempre chiesto da Alfredo De Sio, il 3 agosto 2011 in piene vacanze estive, relativo a «spese rendicontate senza alcuna motivazione» in un Autogrill lungo l’autostrada vicino Ferrara.
E quasi tutti presentano il rimborso per essersi recati a Roma ad incontrare i parlamentari di riferimento. E dunque presentano il conto per il pranzo consumato, per l’autostrada e pure per il taxi.