Caparvi e Pastorelli sottolineano i dati del rapporto Meridiano Sanità
“L’Umbria è stata la migliore regione italiana per la tutela della salute della popolazione nel 2020, l’anno terribile della pandemia.
A renderlo noto sono i numeri raccolti dagli esperti che hanno redatto la 16ª edizione del rapporto Meridiano Sanità organizzato da The European House Ambrosetti, al cui interno c’è uno studio scientifico e un’analisi dei parametri che ha dato vita all’estratto relativo al Meridiano Sanità Regional Index.
Secondo il Meridiano Sanità Regional Index 2021 emerge “la leadership della regione Umbria nello Stato di salute della popolazione: risulta, infatti, essere non solo la regione italiana con la più alta aspettativa di vita alla nascita in Italia nel 2020 (pari a 83,3 anni; +1,3 anni rispetto alla media italiana), ma anche quella con l’aspettativa di vita in buona salute maggiore (67,4 anni vs. una media italiana di 62,8 anni).
E questo perchè sono considerati dagli esperti “particolarmente positivi risultano essere anche gli indicatori relativi al tasso di mortalità standardizzato per età e il tasso di mortalità infantile, entrambi nettamente migliori alla media italiana”. Nell’ultimo anno, infatti, secondo i dati più recenti di Istat, il totale dei decessi è stato il più alto mai registrato nel nostro Paese dal secondo dopoguerra: 746.146 decessi, vale a dire 100.526 decessi in più rispetto alla media 2015-2019 (+15,6% di eccesso), ma in Umbria l’eccesso è stato decisamente più contenuto e pari a 5,6% (tra i valori più bassi a livello nazionale).
La grande capacità della difesa e della vita della sanità umbra si basa su un’ottima capacità di risposta della Regione Umbria nel 2020: terzo posto (dopo Emilia Romagna e Toscana), registrando valori tra i più alti a livello italiano nei tassi di copertura vaccinale (MPR, pneumococco, polio e antinfluenzale), nella copertura di screening oncologici (seno, utero e colon-retto), nella disponibilità di operatori sanitari (MMG, specialisti, infermieri e farmacisti) e nell’accesso all’innovazione farmaceutica (misurata in consumo pro capite di farmaci innovativi pari a 0,95 Daily Defined Doses/1.000 abitanti die vs. media nazionale del 0,87).
Come scrive oggi Il Corriere dell’Umbria: Umbria al top per lo stato di salute della popolazione. E’ quanto emerge dall’ultimo rapporto Meridiano (Ambrosetti) sanità sui dati del 2020. Il cuore verde è non solo la regione con la più alta aspettativa di vita alla nascita in Italia nel 2020 (pari a 83,3 anni; +1,3 anni rispetto alla media italiana), ma anche quella con l’aspettativa di vita in buona salute maggiore (67,4 anni contro una media italiana di 62,8 anni). Anche il tasso di mortalità standardizzato per età e il tasso di mortalità infantile sono sotto la media nazionale. Per il primo indicatore va tenuto conto dell’impatto del Covid: il totale dei decessi in Italia è stato il più alto mai registrato dal dopoguerra: 746.146 decessi, ossia 100.526 morti in più rispetto alla media 2015/2019 (+15,6% di eccesso) ma in Umbria questo dato è decisamente più contenuto, pari a 5,6%. Anche nell’ambito dei fattori di rischio nei bambini e negli adulti l’Umbria “risulta essere una delle regioni con le migliori performance”, è sottolineato nella sintesi dello studio, “registrando valori nettamente migliori alla media italiana per quanto riguarda i bimbi in eccesso di peso (21,7% contro il 25,6% nazionale), il consumo di frutta e verdura nei giovani (40% contro il 33,3% italiano) e valori linea con la media del Paese per quanto riguarda la sedentarietà giovanili (18% vs 20,3% italiano) e adulta (33,4% vs 33,8). L’indice di mantenimento dello stato di salute l’Umbria si posiziona al terzo posto, dopo Emilia e Toscana, registrando valori più alti della media nei tassi di copertura vaccinale (Mpr, pneumococco, polio e antinfluenzale), nella copertura di screening oncologici (seno, utero e colon retto), nella disponibilità di operatori sanitari (medici di base, specialisti, infermieri e farmacisti) e nell’accesso all’innovazione farmaceutica, ossia il consumo di farmaci innovativi pari a 0,95 dosi al giorno ogni mille abitanti contro una media nazionale di 0,87.
A riguardo sono intervenuti con una nota congiunta il segretario regionale Lega Umbria, Virginio Caparvi, e il capogruppo in Regione, Stefano Pastorelli.
“Regioni a confronto nell’anno in cui la pandemia si è rivelata in tutta la sua aggressività e in cui la sanità, strutture ospedaliere e personale medico sanitario, sono stati messi costantemente sotto sforzo dall’avanzata del virus e dal costante aumento dei contagiati e degli ospedalizzati” – affermano.
“La nostra regione – sostengono Caparvi e Pastorelli – ha saputo reagire al meglio e affrontare a testa alta le criticità grazie a una attenta organizzazione delle risorse disponibili e a una strategia vincente di contrasto al diffondersi del virus. Allo stesso tempo l’Umbria ha saputo garantire per quanto possibile le cure ordinarie, seppure nelle comprensibili difficoltà che la pandemia stessa ha creato circa il reperimento di personale medico-sanitario e di strutture adeguate. Nel momento peggiore sono emerse le problematiche croniche della sanità umbra, come la scarsità di terapie intensive e macchinari, derivanti dall’inadeguatezza dei precedenti governi regionali a guida Pd, più occupati a gestire concorsi e riempire poltrone che a prendersi cura della salute dei cittadini”. “Il buon lavoro svolto nel 2020 – sostengono ancora gli esponenti leghisti – viene messo in risalto da studi scientifici scevri da ogni condizionamento politico e soprattutto privi di quella becera bramosia di visibilità mediatica che per oltre un anno ha guidato le polemiche del Partito democratico, incapace di sviluppare proposte concrete e impegnato esclusivamente a creare vergognose bugie sulla gestione sanitaria. Falsità che oggi vengono messe a nudo da dati reali e incontrovertibili. Non solo la regione Umbria è stata quella che meglio ha reagito al Covid, ma è stata quella che meglio ha risposto all’esigenza della popolazione di cure ‘tradizionali’ e questo è stato possibile solo grazie ad un’attenta programmazione delle risorse disponibili e ad una strategia vincente che ha posto al centro il cittadino con le sue necessità. Nel 2020, secondo il rapporto Meridiano Sanità, la Regione Umbria registra i valori tra i più alti a livello italiano nei tassi di copertura vaccinale (Mpr, pneumococco, polio e antinfluenzale), copertura di screening oncologici (seno, utero e colon-retto), disponibilità di operatori sanitari (Mmg, specialisti, infermieri e farmacisti) accesso all’innovazione farmaceutica (misurata in consumo pro capite di farmaci innovativi pari a 0,95 Daily Defined Doses/1.000 abitanti die vs. media nazionale del 0,87). Si tratta di dati reali e inequivocabili che confermano il buon lavoro dell’assessore Luca Coletto, della presidente Donatella Tesei e della task force creata per contrastare il virus e premiano gli sforzi degli oltre 15 mila operatori delle aziende sanitarie ed ospedaliere, dei volontari, del personale della protezione civile, che con coraggio e spirito di abnegazione hanno lavorato senza sosta per la tutela della salute dei cittadini”.
“A loro – concludono Caparvi e Pastorelli – vanno i ringraziamenti e i meriti di questo importante riconoscimento”.
“MANCA PERSONALE E POTENZIAMENTO SERVIZI VACCINALI. LA GIUNTA TESEI CAMBI PASSO, STA DANNEGGIANDO LA RIPRESA” – NOTA DI BORI (PD) SUL “BLOCCO DELLE PRENOTAZIONI PER VACCINAZIONE COVID”
“Da mesi vengono segnalati disservizi e malfunzionamenti. Oggi le prenotazioni delle vaccinazioni vengono bloccate perché mancano i posti liberi e così gli umbri, ancora una volta, si trovano a pagare a proprie spese l’inconcludenza e le politiche fallimentari di questa giunta regionale sul fronte della sanità e della programmazione”. Così il consigliere regionale Tommaso Bori (Pd) in merito alle “tante segnalazioni ricevute questa mattina per la terza dose e non solo”.
“Quello che sta avvenendo – rimarca Tommaso Bori – era prevedibile di fronte ad una Giunta regionale che non ha potenziato i servizi e si è rifiutata di assumere il personale necessario che, purtroppo, si trova ormai a fine contratto. Il cambio di passo che andiamo chiedendo da mesi è ormai non più rinviabile, pena un nuovo blackout dei vaccini in una fase in cui la quarta ondata sembra riaffacciarsi”.