Sgominata la banda dei finti carabinieri: otto arresti. Rubarono Audi e tentarono una rapina in superstrada, tra dicembre e gennaio, lungo il raccordo Perugia-Bettolle.
Sono stati traditi da tabulati telefonici e telecamere di videosorveglianza e dunque, braccati dai veri Carabinieri, i malviventi sono stati arrestati dai militari della Compagnia di Siena. Sono accusati di circa 15 furti avvenuti tra Toscana, Lazio, Marche e Umbria, fermando ignari cittadini per controlli che in realtà si rivelavano rapine.
Si tratta di una banda formata da individui di origini sinti, che aveva terrorizzato non solo l’Aretino ma anche il resto del centro Italia, con rapine, furti e spaccate di sportelli Atm. Nel territorio provinciale si erano finti carabinieri e avevano tentato di rapinare una coppia di medici che stava viaggiando sulla Siena Bettolle, affiancandola a bordo di un’auto rubata e facendola accostare.
L’Audi gli lampeggiò, poi uno dei malviventi mostrò una paletta e indicò loro di accostare. Il medico che era al volante si rese conto che qualcosa non andava: la modalità del controllo gli era sembrata troppo strana. Inoltre ricordava che poco tempo prima una banda che si comportava nello stesso modo aveva messo a segno rapine nel Perugino. Così, non appena vide che uno dei due scesi dall’auto impugnava un’arma, inserì la marcia indietro e scappò. I due medici furono anche inseguiti per un tratto di strada.
Adesso finalmente la banda dell’Audi è stata sgominata.
A dargli la caccia c’erano tre Procure: Perugia, Arezzo e Siena. Cinque di loro erano stati già fermati. I destinatari in totale sono otto. Di questi tre risiedono nell’assisano. Si tratta di due fratelli e un cugino. Fanno parte di una famiglia di etnia sinti. Due sono stati portati in carcere a Capanne, un terzo fino a ieri sera era irreperibile.
L’inchiesta senese coordinata dal Procuratore Salvatore Vitello e dal sostituto procuratore, Siro De Flammineis, ha avuto origine dall’analisi di una ventina di furti in abitazione messi a segno la scorsa estate nella provincia di Siena.
Oltre agli 8 fermi ci sono altri 12 indagati, la metà dei quali residenti nel perugino.