(A.L.) Che ci fosse un sistema tutt’altro che limpido nel consenso politico di cui godeva la sinistra lo si sapeva da tempo e le prime serie avvisaglie si sono avute nel 2016 con l’esplosione dello scandalo di Sanitopoli, poi finito in una bolla di sapone.
Ma allora il Pd era potente e al Governo e nessuno si sognava di mettere sotto accusa un simile sistema del consenso politico, come avvenuto in altre regioni.
Ora il vento è cambiato e gli inquirenti hanno le mani libere per approfondire certe forme di potere opache che fanno leva sia sui tanti soldi che girano nel settore sanità ma soprattutto come forza di consenso in quanto bene o male tutto il settore medico è influente tra gli elettori.
La tempesta era nell’aria ed a più riprese di recente si è assistito a sequestri di documenti, a visite della finanza in uffici che lasciavano presagire una svolta.
L’inchiesta condotta dai pm Paolo Abbritti e Mario Formisano sotto la supervisione del procuratore capo Luigi De Ficchy, è andata a colpo sicuro: è bastato esaminare le carte di vari concorsi per scoprire che i vincitori avrebbero avuto in anteprima comunicazioni relative alle possibili tracce degli esami.
Oggi ad essere messo a soqquadro è stato l’assessorato alla Sanità da parte delle fiamme gialle che hanno sequestrato atti e documenti; lo stesso è avvenuto nell’ospedale del capoluogo.
Al termine della prima fase sono stati resi noti i nomi degli indagati: Roberto Ambrogi (responsabile dell’ufficio contabilità e bilancio sia dellufficio economato e servizi alberghieri), Giampiero Antonelli, Luca Barberini (assessore regionale), Domenico Barzotti, Gianpiero Bocci (segretario regionale Pd), Lorenzina Bolli, Riccardo Brugnetta, Eleonora Capini, Gabriella Carnio (dirigente responsabile delle professioni sanitarie dell’ospedale), Amato Carloni, Maria Cristina Conte (responsabile dell’ufficio personale), Moreno Conti, Pasquale Coreno, Marco Cotone, Potito D’Errico (professore universitario e primario di Odontoiatria fino a maggio 2013), Maurizio Dottorini, Emilio Duca (direttore generale dell’ospedale), Giuseppina Fontana, Rosa Maria Franconi (dirigente coordinatore dell’ufficio acquisti e appalti), Fabio Gori, Paolo Leonardi, Catiuscia Marini (presidente Regione), Patrizia Mecocci, Domenico Oristanio, Walter Orlandi, Diamante Pacchiarini (direttore sanitario dell’Azienda ospedaliera), Vito Aldo Peduto, Mario Pierotti, Domenico Francesco Oreste Riocci, Alessandro Sdoga, Antonio Tamagnini (responsabile dell’ufficio coordinamento attività amministrative del presidio ospedaliero e dell’ufficio sperimentazioni cliniche), Simonetta Tesoro, Milena Tomassini, Maurizio Valorosi (direttore amministrativo dell’Azienda ospedaliera) e Simona Zenzeri.
L’accusa è “manipolazione sistematica dei concorsi dell’ospedale e Usl 1”. I pm che accusano Duca, Valorosi, Ambrogi, Carnio, Conte, D’Errico, Franconi, Pacchiarini e Tamagnini del reato di associazione per delinquere per aver commesso “una serie di delitti contro la pubblica amministrazione, nella specie abuso d’ufficio, rivelazione di segreti, peculato, falso ideologico e materiale finalizzati alla manipolazione sistematica dei concorsi pubblici banditi dall’Azienda ospedaliera di Perugia e/o dall’Usl Umbria 1 per garantire la vittoria o il posizionamento ‘utile’ in graduatoria dei candidati, preventivamente determinati dagli stessi associati.”
Alcuni particolari dell’indagine
Dall’ordinanza firmata dal gip di Perugia Valerio d’Andra, è emerso che l’inchiesta si è avvalsa anche di una serie di intercettazioni telefoniche.Per documentare i colloqui al centro dell’indagine sono stati utilizzati trojan nei telefonini, strumento che “ha consentito di raccogliere il significativo contenuto di alcuni colloqui tenuti da Emilio Duca, direttore generale dell’azienda ospedaliera di Perugia (indagato) al di fuori del suo ufficio“.
Emilio Duca e Maurizio Valorosi, direttore amministrativo dell’ente ospedaliero , entrambi indagati nell’inchiesta, erano sottoposti anche alle intercettazioni ambientali in ufficio. Nel fascicolo d’inchiesta, risulterebbe anche un video che documenterebbe che Emilio Duca “aveva con sé le tracce delle prove scritte del concorso che doveva consegnare all’assessore regionale Luca Barberini, il quale risulterà in effetti dal prosieguo delle conversazioni il soggetto più interessato all’esito della procedura e quello anche più ascoltato“. In particolare, l’ordinanza fa riferimento alla “conversazione intercettata” e alle “immagini captate presso l’ufficio di Maurizio Valoros.
Ora tutti si chiedono, la pulizia avverrà anche nelle altere Usl? Staremo a vedere.