Angela Merkel accolta a suon di musica, con un Inno alla Gioia di Beethoven che è pertinente alla solennità e al calibro della cerimonia.
La basilica papale di San Francesco di Assisi è probabilmente uno dei pochi templi della cristianità dove è possibile accogliere un capo di stato con la sontuosità di una tradizione antica.
Stamane, per la cerimonia di “Europa: unità plurale” la basilica superiore di San Francesco è stato il luogo della cerimonia di consegna della Lampada per la pace 2018.
Il presidente colombiano Santos, premio Nobel, l’ha consegnata al cancelliere tedesco sotto gli occhi di padre Gambetti, custode del Sacro Convento.
«Siamo una famiglia di settanta confratelli», ha dichiarato il custode, che, ha citato una storia francescana tramandata da fra Giovanni da Penna, cronista medievale, relativa alla penetrazione dell’ordine serafico tra le selve e i borghi della Germania. «Ma l’attualità – ha sottolineato padre Gambetti – va da un novizio di venti anni a un frate novantenne; ventuno nazioni che qui, in convento, vivono in armonia, rispecchiano differenze, ma condividono il cammino verso l’unità». Padre Gambetti ha poi detto: «La lampada che le consegnamo, signora Angela, è la luce proveniente dalla tomba del Santo, testimonianza di Francesco, fratello di tutti. Riconoscendo il suo impegno per promuovere la pacifica convivenza tra i popoli, nell’offrirle la lampada intendiamo consegnarle anche una benedizione: convochi Lei le persone di governo capaci di rinunciare a interessi particolaristici, privilegi e miopi esercizi di sovranità, per offrire ai nostri figli un orizzonte di unità che sappia valorizzare le differenze e perseguire un destino di pace e di sviluppo di cui anche il mondo ha un estremo bisogno».
Da parte sua padre Enzo Fortunato, direttore della sala stampa della basilica, ha sottolineato il valore di questo passaggio dalle mani di Manuel Santos alla Merkel; un non allineato e una potente della terra uniti nella buona volontà: «Contano, questo è il messaggio, gli sforzi e il coraggio di persone, di ogni singola persona di buona volontà, pronta a mettersi in gioco e a rischiare di perdere qualche punto nei sondaggi o alle elezioni pur di rispondere con coerenza, equilibrio e umanità agli immensi problemi che la comunità mondiale si trova oggi ad affrontare. E’ lo sesso appello che ottocento anni fa frate Francesco rivolse ai reggitori dei popoli: non dimenticate il Signore, assorbiti come siete dalle cure e preoccupazioni di questo mondo e non deviate dai suoi comandamenti».
In questo contesto, come ha dichiarato padre Fortunato, non poteva mancare la musica e la forza comunicativa dei due formidabili complessi messi in campo da padre Magrino, il maestro di cappella del Sacro Convento.
Due organismi che collaborano abitualmente con una assiduità sempre più frequente. Alla compattezza e all’esperienza del coro, abitualmente diretto nelle domeniche basilicali, padre Magrino sta affiancando la crescita di un’orchestra che lo asseconda nei molti concerti che uno dei massimi luoghi della cristianità offre alla comunità internazionale della città.
Con coro e orchestra padre Magrino è in grado di porsi oggi come un presidio culturale dell’intera comunità francescana raggiungendo, come è successo nell’ottobre scorso, anche il pubblico del teatro d’opera.
La sua “Salomé”, diretta da Dario Argento e promossa dal festival internazionale “Omaggio all’Umbria” è stata registrata dal canale culturale della Rai, e sarà diffusa la sera del prossimo 9 giugno.
Per la Merkel padre Magrino aveva preparato un programma pertinente all’accoglienza. A cominciare dall’Inno alla Gioia che si è innalzato al termine del discorso del Cancelliere, all’Alleluja di Handel che ha accompagnato la sua uscita.
Ancora di Handel il”Glory of the Lord”, pagina strepitosa del Messiah, seguito da un momento segnatamente serafico, il celebre “Cantico delle Creature, steso da padre Stella, predecessore di Magrino nell’incarico; risale al 1926, e fu cantato per la prima volta per i settecento anni della morte del Santo. Nella interpretazione di padre Magrino, nella sua fervida dizione di parola corale e suono orchestrale, il pezzo di Stella ha mantenuto intatto il suo sapore di freschezza e di convinta umanità.
Siamo usciti dalla basilica con la evocatività della musica e ci torneremo il prossimo sabato 19 per il concerto della Dedicazione che coro e orchestra per un Mozart di alta qualità.
Stefano Ragni