
Il premio di composizione al ventiquattrenne Jaco Lollobrigida. I quattro flauti di Takademi e il virtuosismo del sassofonista Matteo Brandini
C’era anche Petrarca a questa ottava edizione del concorso che Torgiano, “città del vino dell’olio e della musica” dedica alla memoria del suo illustra cittadino, il clarinettista Circo Scarponi. Per rimanere poi nel tema della contemporaneità, di cui Scarponi fu esecutore e livelli internazionali, le circostanze hanno consentito anche di inserire la presenza della musica di Luciano Berio nel primo centenario della nascita. Unendo in tal modo la figura di Scarponi a quello che fu uno dei suoi più convincenti esecutori.
Tra ieri mattina e sabato pomeriggio nella sala s. Antonio concessa con convinta partecipazione dalla amministrazione comunale, un nutrito gruppo di esecutori si sono misurati in una virtuosa competizione di talenti in un contesto dove le ragioni della musica si declinano con la gioia di manifestarsi attraverso i suoni. Giovani a tutto campo, dalla chitarra, alla voce, agli strumenti a fiato, per onorare la memoria di Ciro Scarponi che ci lasciava proprio il 5 ottobre. Il prossimo anno il concorso si svolgerà di nuovo in queste date, unendo in tal modo il ricordo di Ciro al Santo di Assisi di cui il maestro torgianese, scomparso nel 2006, mise in musica il “Cantico delle creature”. Un percorso partito da molto lontano quando, ancora vivente, Scarponi creò a Umbertide un organismo musicale “Novo Prometeo” con la solidarietà di Ivana Mastriforti e il sostegno del giovanissimo discepolo Simone Simonelli. Molta acqua è passata e dopo, molti tentativi la sua città, che lui amava in maniera incondizionata, accolse la proposta di intitolare al suo nome una associazione e un concorso musicale: ne fu pronubo il sindaco Nasini, un amministratore che sapeva guardare lontano. Primo presidente fu l’allora giovanissimo Alessandro Zucchetti, poi fu la volta di Attilio Gambacorta, già assessore alla cultura, che traghettò la associazione verso i suoi primi successi. Ora l’ingegnere Cesare Fasi cavalca l’onda del prestigio e del successo che la manifestazione raccoglie nel mondo musicale italiano. Da quando poi è sceso in campo Giampaolo Lazzeri, presidente nazionale dell’Anbima, organismo che raccoglie quasi millecinquecento bande musicali italiane, si sa che il livello della commissione giudicatrice è molto alto, soprattutto quando si tratta di assegnare il Premio Scarponi, destinato a un clarinettista. Per la seconda volta, anche questa edizione non ha avuto una assegnazione, ma non sono comunque mancate sorprese quando il clarinettista cileno Luis Fernando Insulza Diaz, che poi risulterà terzo premio, ha suonato la Sequenza di Bario. Il fatto che Luis abbia studiato questi brano al Conservatorio Morlacchi con uno dei migliori allievi di Scarponi Guido Arbonelli, prestigioso premio internazionale Gaudeamus di Amsterdam, fa capire come il passaggio generazionale si avvenuto da maestro ad allievo in quel circuito spiraliforme dove il sapere si trasmette in presa diretta, con la testimonianza viva del rapporto maestro-allievo. Caso analogo per Simone Simonelli, l’ultimo allievo di Ciro, forse il prediletto, quello che più ha assimilato dalla maturità di un artista che aveva assaporato l’aroma siderale delle ricerche sonore che Luigi Nono conduceva nella Foresta Nera a Freiburg. Simonelli, in agosto, è stato in commissione al concorso di composizione che ha premiato Jaco Lollobrigida. Dopo essere stato primo clarinetto al teatro La fenice di Venezia, è ora prima parte al san Carlo di Napoli. Due livelli di assoluto prestigio per un ragazzo che, in estate, saliva in bicicletta da Umbertide e Preggio: Ciro teneva lì i suoi corsi e Simone era solo un adolescente, senza patente e molto desideroso di imparare. Anche in questi caso, trasmissione avvenuta.

La cronaca delle due giornate si riassume nel verdetto emesso da una giuria molto equilibrata ed equanime. La presiedeva il flautista Alessio Bacci, e ne facevano parte il compositore Davide Boario, titolare della storica casa editrice torinese che si fa carico della pubblicazione del pezzo vincitore della prova di composizione, il sassofonista Massimo Mazzoni, il chitarrista Alessandro Zucchetti, il clarinettista Stefano Conzatti, venti anni prima parte alla Arena di Verona, e il preziosissimo Giampaolo Lazzeri, che in gioventù fu cornista.

Muovendosi nella valutazione di candidati diversi per età e per specialità strumentali, la giuria ha tenuto conto di molteplici parametri, estendendo la sua valutazione dalla chitarre, ai cantanti da camera, ai vari strumentisti a fiato che partivano dalla categoria dei ragazzi adolescenti e arrivavano ai professionisti. Erano appena decenni i due premiati nella loro categoria, il trombista Niccolò Milliacca e il saxofonista Alessandro Pietrelli, mentre l’età saliva per chitarrista Andrea Bavella. La flautista Angelica Pagliaccia apriva lo scrigno della musica contemporanea, mai così presente al concorso torgianese. Al suo flauto e al suo ottavino gli incantesimi acustici e vocali di Fausto Romitelli, autore di “Danikta”, e di “Dolce tormento” di Kaija Saariaho, musicista finlandese, che ha animato, col flauto, anche usato per trasmettere la voce dell’esecutore, una canzone di Petrarca, “Dolce tormento”, la 132. Angelica sta studiando al Morlacchi con Claudia Giottoli che è anche la docente dell’altra flautista premiata, Asia Martoccia. Abbiamo ritrovato poi le due flautista premiate nel Quartetto Takademi che si è preso un premio assoluto nella esecuzione di “Le chant de forêtes” di Bozza, e in un fantastico quartetto del ternano Briccialdi, il “Paganini” del flauto ottocentesco. Unanime consenso ed entusiasmo per la prestazione di Matteo Brandini, dominatore di suoi sax nel fantasmagorico pezzo del parigino David Salleras, un vortice di suoni affrontati con la respirazione circolare, uno delle prerogative peculiari di Scarponi.

Petrarca è ricomparso nella sezione dedicata al canto da camera con l’incanto di due Sonetti di Franz Liszt: erano nel repertorio del duo Guasconi-Puddeu; musicisti aretini che completavano la loro esibizione con le struggenti “Canzoni di Amaranta”, D’Annunzio per la musica di Tosti. Anche il duo cremasco Filipponi-Brunelli, mezzosoprano e pianoforte, aveva la sua bella dimensione lirica in Respighi e Richard Strauss. Della Sequenza di Berio di Insulsa Diaz, si è detto, ma per lui anche un premio in duo col pianista Pietro Bizzarri.

Quando siamo arrivati alla cerimonia di premiazione la presenza dell’assessore Elena Falaschi, da sempre vicina alla Scarponi, ci ha ricordato come con le sue emergenza artistiche, il Parco delle statue a Brufa, i Vinarelli, la rievocazione della “Guerra del sale”, i musei dell’olio del vino, il concorso Scarponi, il ponte sospeso sul Tevere, Torgiano meriti il cartellone che, sul percorso stradale della E45 che la definisce “città della cultura”. Una amministrazione che ama la sua terra e ne valorizza le componenti umane, paesaggistiche e artistiche.
Stefano Ragni







