Nella mattinata odierna, personale della Polizia di Stato ha dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione della misura cautelare in carcere, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari, su richiesta della Procura della Repubblica di Perugia, nei confronti di tre soggetti di nazionalità albanese, allo stato indagati, a vario titolo ed in concorso tra loro, per i reati di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti.
L’operazione – che ha interessato il territorio di Città della Pieve – è stata condotta dalla Squadra Mobile di Perugia con il supporto del Reparto Prevenzione Crimine Umbria – Marche della Polizia di Stato.
L’attività investigativa svolta dalla Squadra Mobile, ha documentato come gli indagati, nel corso del tempo, avrebbero messo in piedi, nella zona di Città della Pieve, una fiorente attività di spaccio di stupefacenti del tipo cocaina e hashish, che, anche in considerazione della posizione geografica, serviva clienti delle province di Perugia, Siena e Terni, molti dei quali identificati.
Le indagini avviate fin dal mese di ottobre 2021, si sono sviluppate sul territorio con appostamenti ed osservazioni dirette ma anche con il supporto di attività di tipo tecnico, quali monitoraggi con Gps, telecamere di sorveglianza, intercettazioni telefoniche ed ambientali dei veicoli utilizzati dagli indagati, nonché con riscontri testimoniali.
L’attività posta in essere ha consentito agli investigatori di acquisire gravi indizi di colpevolezza nei confronti del gruppo criminale – composto da tre fratelli – e di recuperare e sequestrare circa 300 grammi di cocaina e 1,5 kg di hashish che, immessi sul mercato, avrebbero fruttato complessivamente oltre 30.000 euro.
In particolare, nel corso delle attività di polizia giudiziaria, sono stati individuati numerosi anfratti e ruderi, nei pressi dei quali gli indagati erano soliti nascondere lo stupefacente, che poi veniva recuperato immediatamente prima di essere ceduto ai consumatori.
Proprio la presenza dei molteplici confini amministrativi, che racchiude tre province e due regioni in pochi chilometri quadrati, è stata sfruttata dagli indagati per eludere eventuali controlli ed attenzioni investigative. Infatti, spesso, lo stupefacente veniva nascosto nel territorio di una provincia, ma ceduto. in una delle altre due limitrofe, in maniera da rendere più difficoltose le indagini.
Contestualmente agli arresti sono state eseguite perquisizioni domiciliari che hanno consentito di rinvenire e sequestrare oltre 2mila euro in contanti, 5 telefoni e un grammo di cocaina.