Si punta a raggiungere la capacità massima di 1,4 milioni di tonnellate di acciaio fuso l’anno rispetto al milione attuale
Giovanni Arvedi dal 1° febbraio è il nuovo proprietario dell’Ast di Terni, giunto nei giorni scorsi nello stabilimento ha incontrando dirigenti e tecnici e ha fatto un giro per i reparti, accompagnato dall’amministratore delegato, Mario Arvedi Caldonazzo.
Incontri che sono serviti al momento ad un primo approccio conoscitivo e all’enunciazione da parte del cavaliere dei principi generali che ispireranno i nuovi vertici dell’azienda.
A tutti, sindacati compresi, il cavalier Arvedi ha espresso la volontà, o meglio la necessità, di «fare investimenti ed aumentare la produzione» (la capacità massima è di circa 1,4 milioni di tonnellate di acciaio fuso l’anno rispetto al milione attuale). All’ad Caldonazzo, è andato invece il compito di illustrare ai sindacati le peculiarità e gli obiettivi del gruppo Arvedi nel suo complesso. Esposizione che, in prospettiva, potrebbe anche essere ricollegata al possibile interessamento verso l’acciaieria di Piombino.
«Gli incontri – hanno scritto al termine in una nota congiunta rsu e segretari di Fim, Fiom, Uilm, Fismic, Ugl e Usb – hanno riguardato ovviamente la partenza di un percorso e la condivisione dei valori di fondo, dove Acciai Speciali Terni continua a determinare il tessuto sociale ed economico di un intero territorio. Le parti congiuntamente hanno ritenuto necessario di avviare un breve periodo conoscitivo, prima di entrare nel merito di un piano industriale e di sviluppo che consenta l’aumento e il rilancio delle produzioni, della profittabilità e la salvaguardia dei livelli occupazionali e salariali». Le organizzazioni sindacali ritengono «estremamente positivo» il percorso iniziato e la scelta «di interloquire da subito con i lavoratori e le proprie rappresentanze sindacali».