Dovrà risarcire 24.500 euro
Un caso di malasanità, risalente al 2018, ha portato alla condanna di un medico da parte della Corte dei Conti. Il medico, in servizio presso il pronto soccorso dell’ospedale di Spoleto, aveva diagnosticato una semplice “tosse” a una paziente che, in realtà, era in fase iniziale di un ictus ischemico parietale.
La paziente, presentatasi al pronto soccorso di Spoleto con una forte tosse e difficoltà respiratorie, era stata sottoposta a esami ematobiochimici e a una radiografia toracica. Tuttavia, nonostante i sintomi complessi, la diagnosi fu sottovalutata. Solo in un secondo momento, dopo essersi rivolta all’ospedale di Foligno, le fu riconosciuta la gravità della situazione: ricovero d’urgenza in codice rosso nel reparto di neurologia per un “ictus ischemico parietale sinistro, fibrillazione atriale, infarto miocardico in sede anteriore, polmonite e tabagismo”.
La richiesta di risarcimento danni fu avanzata nei confronti dell’Asl Umbria 2, supportata da tre consulenti medici legali che hanno evidenziato gravi lacune nell’approccio diagnostico dell’ospedale di Spoleto. Secondo gli esperti, sarebbero stati necessari ulteriori accertamenti — come un ecocardiogramma e l’analisi di biomarcatori — per accertare con maggiore precisione se l’origine dei sintomi fosse cardiaca o polmonare.
Il Comitato Gestione Sinistri dell’Asl ha infine approvato una transazione con la paziente per un importo pari a 70.000 euro. Su questa base, la Procura contabile, guidata dal magistrato Antonietta Bussi, ha richiesto alla dottoressa un risarcimento per danno erariale. La vicenda si è conclusa con la sentenza di condanna pronunciata dal presidente Giuseppe De Rosa e dal giudice Giuseppe Vicanolo, poi transata dagli avvocati Carlo Merani e Roberto Serventi, mediante la rchiesta del rito abbreviato al 35%dell’importo (24 mila euro anziché 70.000 euro).