Usl Umbria 1 all’avanguardia nella chirurgia ricostruttiva
Ieri, mercoledì 1 dicembre, è stata celebrata la Giornata mondiale contro l’Aids, ricorrenza annuale volta a sensibilizzare la popolazione su una malattia che, secondo gli ultimi dati del 2018, ha un’incidenza del 4,7% di nuovi casi ogni 100mila abitanti. La nostra regione vanta l’unico centro di Italia attivo nella lotta contro l’Aids, che si trova ad Umbertide.
Il centro, diretto dal Dottor Marino Cordellini, è specializzato in chirurgia ricostruttiva.
Il direttore della struttura complessa aziendale di chirurgia plastica e ricostruttiva della Usl Umbria 1, Marino Cordellini, ricorda che l’ospedale di Umbertide è centro nazionale per gli interventi di chirurgia plastica ricostruttiva, per il trattamento degli effetti collaterali dei farmaci antiretrovirali ai quali si devono sottoporre i malati affetti da Hiv.
Si tratta, infatti, di terapie farmacologiche che provocano alterazioni deformanti del viso e di tutto il corpo e che comportano gravi conseguenze anche dal punto di vista psicologico e sociale, in quanto il loro stato è facilmente identificabile a malati di Aids.
Negli ultimi 6 anni sono stati circa 850 i pazienti operati, di cui il 98 per cento proveniente da fuori regione, grazie alla rete costruita con tutti i centri italiani di malattie infettive. La Usl Umbria 1, quindi, offre un servizio importante in quanto i principali farmaci antiretrovirali, quelli che permettono oggi di sopravvivere all’infezione, determinano delle gravissime alterazioni di diversi tessuti del corpo umano, come muscoli e sottocute provocando due fenomeni. Il primo è l’accumulo, a livello della parete posteriore del collo e del dorso (ma anche in altri distretti), di enormi quantità di tessuto fibro-adiposo, che impediscono i movimenti e provocano alterazioni morfologiche del profilo del corpo, difficilmente nascondibili. Il secondo riguarda una marcata atrofia di tutto il tessuto muscolare e dei tessuti fibro-adiposi per cui gli arti diventano ipotrofici con il plesso venoso superficializzato. Soprattutto il viso appare profondamente scavato, con guance infossate e pelle tesa: segni che favoriscono l’identificazione della persona come malato di Aids, con la possibile emarginazione sociale, nonostante le cure.
In Umbria sono segnalati almeno 50 casi all’anno, soprattutto nella fascia 25-29 anni.