di Alberto Laganà
Ogni governo che si insedia annuncia solennemente che taglierà le tasse, ma alla fine del mandato si scopre che non sono state tolte quelle vecchie ma messe di nuove! La Cgia di Mestre si è 'divertita' a censirle: si parte con «l’addizionale comunale sui diritti d’imbarco aereo…
fino a quello di discarica. In questo i politici hanno una fantasia incredibile, a parte i classici Irpef, Tasi, Imu, Irap, imposte catastali, ipotecarie, di bollo e di scopo, ve ne sono alcune che hanno dell'incredibile. Come la tassa sul rumore degli aerei ai fiammiferi.Si inizia a pagare il primo gennaio e si continua fino al 31 dicembre, il tutto per un costo medio di 8 mila euro l’anno per ogni cittadino, dai neonati ai moribondi. Ogni giorno si è preoccupati per le scadenze, more e multe se non si paga in tempo e per le tasse gli interessi usurai non valgono. La tassa più alta per i cittadini è l’Irpef (imposta sul reddito) che vale per il Fisco
161 miliardi, il 33,2% degli introiti, poi quella più pagata dalle aziende l’Ires. L’imposta sul reddito delle società, che garantisce 31,01 miliardi l’anno, stacca di pochissimo l’Irap (imposta regionale sulle attività produttive): 30,429 miliardi. Poi c'è l’Iva salita alle stelle e che ben presto l'Europa ci chiederà di portarla al 25%: per le casse dello Stato vale 97 miliardi. Dall’analisi viene fuori un sistema frammentato, tanti balzelli suddivisi tra addizionali, accise, imposte, sovraimposte, tributi, ritenute. Le prime dieci imposte valgono 417,7 miliardi di euro e garantiscono l’86 per cento delle entrate complessive,
che nel 2014 hanno raggiunto quota 486 miliardi di euro. «La serie storica – dice il coordinatore dell’ufficio studi Cgia, Paolo Zabeo – indica che negli ultimi 20 anni le entrate tributarie pro-capite siano aumentate di 76 punti percentuali, molto di più rispetto all’inflazione che, invece, è salita del 47 per cento». Non solo: occorre tenere conto, spiega, che la pressione tributaria in Italia (30,1%) è la terza più elevata dell’Area Euro dopo Finlandia e Belgio, superiore di sette punti percentuali rispetto a quella tedesca (22,9%). Tra l’altro novembre è un mese particolarmente pesante, con una raffica di scadenze tra il 16 e il 30.
Autonomi e imprese verseranno 12,3 miliardi sotto la voce Iva. Sulle Spa e sulle altre società grava invece l’acconto Ires, mentre i lavoratori dipendenti, attraverso i rispettivi datori di lavoro, «daranno» al fisco le ritenute per un importo di 10,4 miliardi di euro. Una maratona, che ha pure un lato perverso. Per pagare tutte le tasse, nel nostro Paese, sono necessari 34 giorni lavorativi. Solo le imprese impiegano 269 ore l’anno.