Un fenomeno in preoccupante aumento in Italia sono i casi di revenge porn ovvero “vendetta porno” che si esplica attraverso la condivisione pubblica di immagini o video intimi fatte circolare tramite i social in internet senza il consenso dei protagonisti o senza che questi possano esserne a conoscenza.
Spesso l’obiettivo è la vendetta tra persone ( belle ragazze giovanissime). Nella maggior parte dei casi si tratta di vendetta tra ragazzi per gelosia, tradimenti, o per danaro.
Il picco di reati in Italia si è ottenuto dopo il lockdown.A distanza di un anno -dall’applicazione del Codice rosso – in Italia si registrano mediamente due video ogni 24 ore di ragazze (spesso minorenni), il fenomeno riguarda anche gli adulti.
In Italia, la legge contro il revenge porn, in vigore dal 19 Agosto 2019 prevede un intervento veloce e preferenziale per le denunce e le indagini per i casi di violenza contro le donne o i minori. Questo reato è sanzionabile con la reclusione da 1 a 6 anni e una multa che può andare dai 5mila ai 15mila euro e la pena si applica anche a chi, diffonde il materiale ricevuto o acquisito per provocare un danno a chi è coinvolto.
Una forte aggravante di questa pena viene considerata quando è commessa nell’ambito di una relazione affettiva, anche passata, o attraverso l’uso di strumenti informatici.
A distanza di un anno dalla legge del codice rosso sono stati registrati:
718 casi di diffusione illecita di immagini o video “sessualmente espliciti” .
L’81 per cento delle vittime sono di sesso femminile.
Sono invece 1.741 le violazioni di divieti di allontanamento dalla casa familiare o di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla vittima.
11,sono stati gli episodi di costrizione al matrimonio, 4 dei quali con minorenni.
Il revenge Porn può procurare danni psicologici gravissimi per i giovani, soprattutto a ragazze minorenni che vivono nel terrore dell’umiliazione, dello stalking,del bullismo, ma spesso sono anche le persone adulte ad essere minacciate attraverso email con richieste di danaro .
In Umbria è accaduto ad un professionista assai noto che ha avuto il coraggio di denunciare e combattere il fenomeno. Ma altri cadono al ricatto pagano e continuano a pagare.
L’ultimo caso è accaduto a Bastia Umbra, un uomo di 35 anni ha chiesto aiuto ai carabinieri in evidente stato di depressione .
L’uomo durante la pandemia ha aperto una chat con una donna accentando l’amicizia ignaro della trappola: dopo aver accettato l’amicizia, attraverso una video chiamata la bella donna si è presentata ai suoi occhi completamente nuda e in atteggiamenti intimi. A distanza di un breve periodo il giovane umbro è stato contattato telefonicamente , questo il messaggio “paga 5.500 euro o manderò questo video a tutte le tue amicizie attraverso i social” .
A supporto del ricatto il 35enne riceve un video in cui si vedono entrambi nudi (donna e vittima). Il video in realtà è un montaggio, seppure amatoriale, ben fatto .Tuttavia il 35enne impaurito “abbocca” e inizia la trattativa di pagamento attraverso carte prepagate, pena il ricatto di inviare una foto del video alla moglie, con evidenti immaginabili ripercussioni nella vita familiare.
L’uomo si trattiene dal pagare ed ecco che arriva l’invio di sue foto personali nei profili di parenti e amici.
A quel punto il giovane, disperato, denuncia tutto ai carabinieri di Bastia umbra che attivano l’indagine e gli accertamenti sino ad identificare e denunciare un cittadino straniero di 21anni, della Costa d’Avorio, incensurato, residente in provincia di Milano, città questa con il maggior numero di casi registrati in Italia.Il molestatore ora deve rispondere di tentata estorsione e diffusione illecita di video sessualmente espliciti, secondo la recente nuova normativa a tutela del web e dei social network meglio nota con il termine di revenge porn.
L’Umbro ha avuto il coraggio di denunciare la sua debolezza ci chiediamo in quanti nel nostro Paese lo fanno?