“Lo stato di salute della pubblica amministrazione in Umbria è buono perchè non ci sono patologie gravi e ricorrenti, ci sono fenomeni da tenere sotto controllo che sostanzialmente sono gli stessi presenti sul territorio nazionale mi riferisco alle irregolarità nella gestione dei fondi comunitari, delle consulenze, sul personale e gestione del patrimonio immobiliare.
Patologie gravi non ne abbiamo riscontrate e siamo ben felici di questo”. E' quanto ha affermato Antonio Giuseppone, procuratore regionale della Corte dei conti per l'Umbria, intervenuto con Fausto Cardella, procuratore generale della Repubblica presso la Corte d''Appello di Perugia alla Scuola umbra di pubblica amministrazione: le responsabilità amministrativa, contabile e penale dei pubblici dipendenti sono stati gli argomenti al centro del'incontro.
La pubblica amministrazione italiana, anche attraverso la Riforma Madia, è sempre più oggetto di una forte opera di trasformazione e semplificazione”, ha affermato in apertura dei lavori Alberto Naticchioni, amministratore unico della Scuola. “Elementi questi necessari – ha aggiunto, secondo quanto riferisce una nota – sia per rendere più efficiente la nostra p.a. sia per contrastare i fenomeni corruttivi e del malaffare che colpiscono la macchina pubblica”.
“Un settore invece dove la Corte stenta ad affermare la sua giurisdizione è il settore delle società partecipate che gestiscono risorse molto cospicue di denaro pubblico sulle quali le procure purtroppo possono intervenire ma solo a determinate condizioni e – ha concluso Giusepponi – se potessi fare un auspicio lo farei in favore della giurisdizione della Corte dei conti sulle società partecipate che divenisse una giurisdizione piena in modo da permettere alle procure di svolgere indagini a tutto campo sulla gestione del denaro pubblico”. Secondo Fausto Cardella mafia e la criminalità organizzata tendono ad espandersi in quelle zone dove vi è benessere e l'Umbria da questo punto di vista è una regione ad alto rischio di infiltrazioni mafiose, in generale, come lo sono molte regioni d'Italia. Per quanto riguarda la corruzione è stato ripristinato il reato di falso in bilancio, una pietra fondamentale per combatterla – ha proseguito Cardella – in più sono stati introdotti dei ritocchi di pena che hanno influito sulla prescrizione che è il grosso male che falcidia i processi e rende inutili le indagini ed il lavoro della magistratura. E' giusto dire che qualcosa è stato fatto – ha concluso Cardella – dobbiamo però dire che sono soluzioni insufficienti ed occorrerebbero misure più drastiche ed incisive per combattere il fenomeno dilagante della corruzione”.