(A.L.) Chi credeva, o faceva finta credere, che l’Umbria fosse un’isola felice in mezzo ad un mare di illegalità, ora si trova di fronte ad una situazione che andava affrontata per tempo per evitare che la ragnatela del malaffare finisse per occupare capillarmente tutta la regione.
Uno dei motivi di questa emergenza è dovuto all’arrivo negli anni passati di boss e gregari messi al confino nelle nostre città ritenute più gestibili e sotto controllo. Ma anche agli affari legati alla ricostruzione post terremoto che hanno spinto molte organizzazioni criminali ad installarsi nel nostro territorio anche tramite prestanome.
La scoperta di questa nuova realtà è venuta alla luce seguendo i flussi di denaro sospetto seguendo l’insegnamento che è stato per primo adottato da Falcone e Borsellino: dove girano soldi c’è di mezzo la mano della mafia e della criminalità organizzata.
L’ultimo elemento scatenante è stato infine l’avvento di una interminabile crisi economica che ha messo in difficoltà molti operatori con il ricorso all’usura ed il conseguente acquisto a prezzi di saldo di imprese ed immobili.
Del resto i proventi di droga ed estorsioni vanno riciclati in qualche modo e la prospettiva di guadagni facili ha spinto diversi operatori, banche comprese, a fare da tramite.
La Direzione investigativa antimafia ha accertato che dall’Umbria provengono una media di 250 segnalazioni al mese e, per assurdo, è l’unica nota positiva in quanto vuol dire che il tessuto sociale è sano e vigile e non esita a segnalare fatti ed operazioni sospette. Come afferma anche il procuratore generale di Perugia, Fausto Cardella, secondo il quale le forze di polizia assistono e monitorano costantemente il territorio evitando che la malavita prevalga sulle persone oneste.
La guardia di finanza è in prima fila nelle operazioni di monitoraggio e le nuove normative approvate sull’accertamento di flussi di denaro sospetti aiutano il loro lavoro di indagine.
Quindi ci troviamo di fronte a fenomeni seri ma non fuori controllo. Anche le tentate denunce di estorsione sono sporadiche mentre è molto più preoccupante il fenomeno droga amplificato dal numero di irregolari presenti sul nostro territorio e dall’avvento di nuove droghe sintetiche che sfuggono anche ai controlli.
I risultati ottenuti dalla GDF nel 2017 parlano di circa tremila operazioni sospette, per un flusso di denaro considerevole, ma fortunatamente sono poche quelle sicuramente attribuibili alle grandi organizzazioni criminali.
La Direzione investigativa antimafia ha accertato che la maggior parte di questi flussi economici sono stati generati da banche ed enti creditizi per il 71%, mentre ancora poco significativo risulta il contributo dei professionisti (per lo più notai).
Questo fenomeno tuttavia è in crescita e si è presso che raddoppiato negli ultimi due anni, ma solo statisticamente, a detta degli addetti ai lavori, poiché grazie alle nuove norme ed alle segnalazioni sono usciti allo scoperto più precisi contorni del fenomeno.
Dipendenti di banche ed altri istituti finanziari sono stati sensibilizzati e coinvolti in questa vasta operazione di bonifica che anche a livello nazionale sta dando buoni risultati con conseguenti sequestri di denaro, imprese ed imperi finanziari frutto del malaffare.
In sostanza, se proprio l’Umbria non si può considerare un’isola felice da questo punto di vista, se la cava molto meglio di altri territori nazionali alle prese con situazioni ormai definite endemiche e di ben più complicata soluzione.