di Adriano Marinensi – Seguendo alcune delle tracce lasciate, durante quest’anno, lungo la strada dell’informazione locale, mi sono tenuto a mente alcuni titoli riguardanti la movida ternana e qualche problema connesso. Poi, scrivendo, scrivendo, sono venuti al pettine una sequela di nodi d’altro e diverso tenore, che mostrano di avere rilevanza nella vita della comunità.
Vediamo brevemente i titoli in questione. Mi permetto di elencarne una parte, perché qualcuno, in riferimento alla movida, continua a menare il can per l’aia, ricicciando sul valore economico ed occupazionale scacciacrisi di questo quasi vuoto passatempo per nottambuli. Avanti i titoli: Spaccio per la movida, botte e minacce a chi non paga (26.2.17); Movida violenta, giovani ubriachi deturpano la Chiesa di Sant’Alò (10.4.17); Movida violenta (aridaje!), pugno duro in vista delle feste pasquali (14.4.17); Pioggia di droga per la movida, preso con un chilo di cocaina (6.6.17). Basta così? Aggiungo soltanto un’altra facezia che son venuto a sapere: esiste, nell’area della movida, il “quadrilatero mondano” di Terni. Come dire, la mondanità dell’ingozzatina! Che, in aggiunta – nel “quadrilatero mondano”- trasforma gli androni dei palazzi in “vespasiani”.
Ecco, appunto la diffusione dell’alcool tra i giovani. Mentre c’è stato chi (excusatio non petita) si è affrettato a puntualizzare, con un codone di paglia lungo una quaresima: Non è colpa della movida. Intanto, si ride leggendo (dichiarazione municipalizzata): Sul comportamento a rischio dei minori nei luoghi di socializzazione (modo elegante per definire la movida), l’Assessorato alle politiche sociali ha messo in campo progetti di prevenzione e promozione di comportamenti sani (sic!). Mentre il signor Sindaco dava i numeri. In senso statistico – si capisce – sostenendo che, a Terni, i reati sono in calo del 25%. E il Sindaco, come Bruto, è un uomo d’onore.
Il fatto però è che la droga, in alcune vie del centro cittadino, ha viaggiato in bicicletta e le risse tra bande di extracomunitari, sono state all’ordine del giorno. Anzi, della notte. La sensazione che si coglie nell’opinione pubblica è di disagio, perché la Terni isola felice, sta rischiando di affondare in un mare agitato. E fosse solo questione di movida, di droga, di alcool, di risse, saremmo a livello di ordine pubblico. Qui il malessere sembra avere radici più profonde. Pare più un problema socio – culturale originato da un fare politica sottocosta. La madre di tutte le questioni aperte riguarda l’occupazione giovanile. Il mercato del lavoro, a Terni, è chiuso. Ho ascoltato persino questa bestialità: una grossa azienda locale (anzi, la grande industria per antonomasia) ha offerto, ad un giovane laureato, un posto di lavoro, durata quattro mesi, compenso 400 euro mensili. Un insulto.
Se, come dice il Sindaco, la situazione dell’ordine pubblico migliora, tende invece a peggiorare sul terreno delle precarietà civili. I richiami vengono dal settore della solidarietà che segnala l’aumento delle situazioni di vecchio e nuovo bisogno, tra famiglie straniere e ternane, difficoltà spesso causate dalla perdita del lavoro. Ci sono addirittura nuclei familiari, con bambini a carico, senza reddito oppure con reddito inferiore alla soglia di povertà. Si determinano così mancati pagamenti delle utenze primarie e interventi di distacco da parte delle aziende fornitrici; oltre a mancato pagamento dei canoni d’affitto, causa di conflittualità tra proprietari ed inquilini. Non si tratta più di pochi casi, ma di un fenomeno crescente: unito ad altri di pari incidenza, finisce per generare un clima assai pesante nei rapporti umani.
Qualcuno (anzi sono in molti), una parte non marginale della responsabilità di questa situazione la addossa alla scarsa autorevolezza della classe politica ternana. Io non ho la veste per convalidarne il pensiero. La realtà però va letta per quella che è: per Cenerentola, una cattiva matrigna. Allora, senti riecheggiare il grido “Perugia ladrona” che, ad ogni banchetto, ti lascia le briciole. E ti fa naufragare. Di naufragi purtroppo è lastricata la via: il Polo universitario, il Centro di ricerca sulle staminali, la Città del cinema di Papigno, il teleriscaldamento, la Metropolitana di superficie, il Centro Multimediale. Mentre la Fontana di Piazza Tacito resta muta (e la Fondazione CARIT minaccia di ritirare il finanziamento), per il Verdi, il neo Assessore ha detto ch’è tutto sbagliato, tutto da rifare (il disegno), il vecchio Mercato coperto brutto e nero, il nuovo insediamento di Corso del Popolo fermo al palo, il Tulipano di Ponte le Cave a fare da eterna incompiuta, la Terni – Rieti (incompleta) a festeggiare il mezzo secolo dalla progettazione. La iattura dell’inquinamento la vogliamo nascondere? E gli strumenti di rilancio forniti dalla dichiarazione di crisi complessa?
Beh, per quanto riguarda Perugia prevaricante, qualche punto di verità si evidenzia. La nostra “sorella maggiore”, in quanto a risorse impiegate pro domo sua, non scherza mica. Approfittando dei belati provenienti da Terni, ha realizzato opere di notevole caratura (ora si è presi anche tutti i fondi comunitari). Scrivo un esempio, che fa la differenza: quando, una quarantina di primavere orsono, ebbi la ventura di sedere sui banchi del Consiglio comunale, mi capitò all’attenzione un progettino redatto dai tecnici municipali. Prevedeva di sostituire i 45 gradini fissi (una barriera architettonica), che dal piazzale del Campo scuola conducono alla Passeggiata, con una scala mobile. Da allora ad oggi, a Perugia, nel settore della viabilità urbana, di gradini mobili ne hanno costruiti a centinaia (insieme al Minimetrò); a Terni manco quei 45 siamo riusciti a realizzare.
Nel giugno del 2008, il Vescovo Vincenzo Paglia chiamò a Convegno tutti i “poteri” locali: politici, amministrativi, economici, finanziari, produttivi, sindacali, del sapere e persino religiosi. Ancora: il mondo della scuola, delle professioni, dell’associazionismo (chiedo scusa per le omissioni). Scrisse Paglia nella lettera di invito: “Oggi Terni sta vivendo un momento delicato della sua storia, una fase di passaggio, di faticoso travaglio. Siamo consapevoli che il futuro richiede una creatività ben più generosa di quella che mostriamo”. Dopo due lustri, non è possibile affermare che “il momento delicato e il faticoso travaglio” siano superati; la “creatività ancor più generosa”, invocata dal Vescovo, non si è espressa. Siamo, come allora, in mezzo al guado e la piena sta crescendo. La comunità, da tempo remoto non più sollecitata all’interesse diretto, si è adagiata sopra un silenzio fatalistico, scarsamente reattivo. E’ forse questa rassegnazione, la negatività che tira uno dei freni alla crescita socio – culturale, fondamento primario d’ogni ipotesi di sviluppo complessivo, in termini concreti e moderni. Dal banco degli imputati non è possibile “liberare” la dirigenza delle componenti attive presenti nella società, con tutta la prima linea occupata dagli amministratori – di maggioranza e di minoranza, si badi bene – e dalle rispettive forze politiche, brillanti per assenza di proposta operativa e di iniziative partecipative.