di Francesco Castellini – Dopo anni di battaglie legali il Tribunale civile ha riconosciuto a mamma, papà e al fratello di David Raggi appena 21mila euro di indennizzo. Da dividere in tre. Questo è quanto lo Stato ha deciso per il risarcimento dovuto alla famiglia per la morte di quel ragazzo di Ternbi sgozzato senza motivo da un immigrato. Un secondo schiaffo a quattro anni esatti dall’omicidio.
E che ci siano dietro delle colpe gravissime è evidente a tutti. Lui, l’assassino, non sarebbe dovuto essere lì. Marocchino senza permesso di soggiorno, con un curriculum criminale da far invidia a molti malviventi e tutte le carte in regola per restare chiuso in carcere o essere rimpatriato a Casablanca. E invece era ancora in Italia. Ha potuto vagare per Terni indisturbato, aggredire due poliziotti, poi incrociare David Raggi e – senza un motivo apparente – prendere una bottiglia e affondarla nel collo del povero ragazzo indifeso. Era la mezzanotte tra il 12 e il 13 marzo 2015.
Il marocchino trentenne fu rintracciato poco distante dal luogo dell’aggressione: era a dorso nudo e in stato di agitazione. Probabilmente ubriaco. Ma la storia di cronaca lascerà presto lo spazio all’indignazione collettiva. L’aggressore, infatti, era stato espulso nel 2007, ma era tornato in Italia dopo una traversata nel Mediterraneo: gli avevano respinto la richiesta di asilo politico, ma lui aveva fatto ricorso e quindi poteva rimanere in Italia a fare tutti i danni che voleva. E neanche a dire che il balordo si è poi pentito del terribile gesto.
Basti ricordare che quando Amine Aassoul uscì dal Tribunale dopo che gli era stata confermata la condanna a 30 anni per aver sgozzato il povero David, lui ha alzato il dito medio in faccia agli amici della vittima che lo stavano aspettando fuori. Una provocazione che ha fatto scatenare l’ira dei ragazzi che si sono scagliati contro di lui.Amine Aassoul, 30 anni, nord-africano, ora è rinchiuso nel carcere di Spoleto. Dovrà scontare 30 anni di carcere ma il problema non è questo. La giustizia ha fatto il suo corso ed è giusto che il colpevole di un omicidio paghi. Il fatto è che la famiglia di David dopo l’assassinio ha chiesto un risarcimento allo Stato per quella perdita ingiusta. All’inizio l’Italia negò l’indennizzo perché David era troppo “ricco”, visto che guadagnava circa 13mila euro all’anno e il redditto massimo per accedere al fondo è di 11mila. I Raggi decisero allora di portare in Tribunale il ministero dell’Interno e quello della Giustizia (per le mancate espulsioni o carcerazione), oltre che la Presidenza del Consiglio. Infine, chiesero allo Stato 2 milioni di euro che avrebbero voluto investire in opere di beneficenza.
È quanto previsto dalla legge 122 del 2016.
“Sono sorpreso dall’entità della somma di fronte ad una tragedia tale”, dice il legale della famiglia Massimo Proietti alla Nazione. “Basti pensare alla reazione di Valter, il papà, che ha ricordato piangendo come un suo amico abbia avuto 11mila euro dopo che gli era stato ucciso un cane da caccia”.
“La vita di mio figlio – si dispera il padre – vale meno di quella di un cane”.