La Corte dei Conti dell’Umbria ha riesaminato il bilancio consuntivo del Comune di Terni e ha sancito che il disavanzo non ammonta a quattro milioni, come scritto nella manovra contabile votata dal Consiglio comunale, ma a dodici.
Questo significa che si devono trovare dodici milioni in due anni e non più quattro. Non è escluso un ricorso da parte dell’amministrazione alle Sezioni riunite della Corte dei Conti. Decisione che al momento non è stata presa. «Ad oggi – spiega sul Messaggero dell’Umbria l’assessore al bilancio Orlando Masselli – non c’è alcun documento ufficiale della Corte dei Conti. Sappiamo di un esposto presentato alla magistratura contabile dell’Umbria, tutto qui. Il Comune ha agito nella massima trasparenza e nel rispetto delle indicazioni fornite dal Ministero dell’Interno per il calcolo del dissesto».
Al netto dei tecnicismi, il cortocircuito istituzionale che può scaturire da questa vicenda (Corte dei Conti, Viminale, Comune e Osi) rischia di innescare un secondo dissesto. «Con spirito costruttivo dichiara Valdimiro Orsini di Uniti per Terni avevo messo in guardia il Consiglio dalle ricostruzioni di bilancio sostenute dalla Giunta, dettate dall’esigenza di dar luogo a spese che il Comune non poteva permettersi». «Le responsabilità politiche del passato sul dissesto – ammette Francesco Filipponi -, del Pd sono chiare e i gli elettori si sono espressi, purtroppo constatiamo che si è voltata pagina solo nei proclami». Duri anche Emanuele Fiorini e Paola Pincardini, di Uniti per Terni: «È chiaro che siamo stati presi in giro. La situazione del conti del Comune non è quella prospettata nel bilancio stabilmente riequilibrato che abbiamo votato, ma quella certificata dalla Corte dei conti che chiede il ripiano di 12 milioni in due anni».