Di Bruno Di Pilla – Fa bene Papa Francesco ad invocare più severi controlli dei genitori sulle abitudini dei loro figli. In Cina, ad esempio, l’uso eccessivo di internet e videogiochi è stato vietato per legge ed assimilato all’assunzione di droga. Ipnotizzati ed incattiviti dal web, che ne assorbe gran parte della giornata, rendendoli aggressivi ed insensibili ai contatti umani, migliaia di ragazzini vengono sottoposti a ricovero coatto ed energicamente curati da psichiatri.
Inaccettabile privazione della libertà personale? In verità sono stati gli stessi parenti ad invocare drastici interventi di quel Governo, che non ha esitato ad approvare norme capaci di stroncare la parossistica videodipendenza dei suoi più giovani cittadini.
Inutile affermare che il problema sia circoscritto al solo Paese asiatico, indubbiamente il più tecnologico del pianeta. Chiusi per ore fra le mura di casa e pressoché schiavizzati dall’ossessiva ricerca di sempre più forti emozioni, anche nel mondo occidentale molti teenager sono afflitti da questa temibile patologia, i cui effetti sono spesso devastanti ed equiparabili all’abituale consumo di stupefacenti.
Pure in Italia mamme e papà, in lacrime, non sanno più come strappare di mano ai figli playstation e cellulari, nel tentativo di ricondurli ad una normale vita di relazione. I danni in agguato per i giovanissimi “schiavi”? Vere e proprie forme di autismo, nel migliore dei casi, ma anche violente reazioni in ambito familiare e sociale.
Genitori, insegnanti, medici e pubbliche autorità non perdano tempo ed interagiscano per salvare i ragazzi del Terzo Millennio, così come ogni giorno si lotta contro la piaga della brutalità sulle donne e, nelle scuole, contro intolleranza e bullismo. Che siano tutti fenomeni interconnessi? In ogni caso, è in gioco la stessa pacifica convivenza tra esseri umani.