Da Vienna il Premier Enrico Letta dove oggi incontra il cancelliere Werner Faymann. In una intervista concessa ad una tv austriaca, ha dichiarato che all’Italia serve innanzitutto ”stabilità politica” insieme a ”meno parole, più fatti, meno polemiche, più cose concrete e costruttive perché l’Italia ha vissuto troppa instabilità e troppe polemiche”.
Rispondendo ad alcune domande su cosa può accadere al suo governo dopo la conferma della condanna per frode fiscale a Silvio Berlusconi da parte della Cassazione, Enrico letta ha detto: ”Mi fido del fatto che il partito di Berlusconi assumerà le sue decisioni e si assumerà la responsabilità delle sue decisioni”. Poi facendo un riferimento al proprio partito Letta ha detto: ”Il Pd deciderà in commissione, le decisioni che assumerà per quanto mi riguarda saranno le decisioni giuste” (il riferimento è alla riunione della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari del Senato che si riunirà il 9 settembre per esaminare il problema della decadenza di Berlusconi dal ruolo di senatore).
Sulla possibilità della grazia, Letta ha detto: ”Non sono il presidente della Repubblica e quindi non è un mio potere”. Le dichiarazioni di Letta a Vienna non sono piaciute al vertice del Pdl che si è tenuto ieri sera ad Arcore. Il Pdl si orienta a chiedere un ”approfondimento” della vicenda Berlusconi nella riunione della Giunta delle elezioni e a tentare di rimandare alla Corte costituzionale la cosiddetta ”legge Severino”, quella che stabilisce l’incandidabilità in caso di condanna per reati come la frode fiscale.
Alla fine del vertice, Berlusconi avrebbe deciso di dare incarico ad Angelino Alfano, segretario del Pdl, vicepremier, ministro dell’Interno, e a Renato Brunetta, capogruppo del Pdl alla Camera, di incontrare Letta per comunicargli ufficialmente che se non sarà risolto in tempi brevi il nodo della sua agibilità politica la crisi di governo sarà inevitabile. Insomma sulla “vita” del Governo che dovrebbe continuare a costruire e realizzare le iniziative per far uscite l’Italia dalla crisi, pesa ancora una volta il “caso personale” di Berlusconi che dopo aver detto che lui g garantirà la vita al Governo Letta, poi lancia la minaccia di f ar saltare tutto se non gli saranno date assicurazioni sulla sua agibilità politica.
Le indiscrezioni sulla riunione del Pdl parlano di un Berlusconi disposto a correre il rischio delle elezioni anticipate. Fabrizio Cicchetto ha cercato di allontanare dal suo Partito l’accusa di mettere in crisi la sopravvivenza del Governo Letta affermando: ”Proprio coloro i quali fanno prediche sul senso di responsabilità e sulla necessità di evitare crisi di governo al buio, dovrebbero far sì che i lavori della Giunta siano quelli di una commissione neutra e certamente non un plotone di esecuzione”.
Il Pdl non fa un passo indietro sul tema dell’agibilità politica del suo leader: se il Pd voterà per la decadenza di Berlusconi dal ruolo di senatore, potrebbe aprirsi la crisi di governo. ”Berlusconi resta il nostro leader”, precisa in una intervista al ”Mattino” Francesco Nitto Palma, ex ministro della Giustizia e attualmente presidente della commissione Giustizia di palazzo Madama, che aggiunge: ”La legge Severino ha molteplici profili di problematicità giuridica. Serve un approfondimento perch[è non si possono paragonare gli effetti che queste norme hanno su un parlamentare con quelle che hanno su un eletto alla Regione, alla Provincia o in Comune. Senza contare il problema della retroattivita”’.
Gaetano Quagliariello, ministro per le Riforme istituzionali ha detto in proposito: ”L’auspicio, che è quasi un appello accorato, è che nessun pregiudizio, nessun congresso di partito, nessuna tentazione di chiudere con un colpo secco una partita di vent’anni facciano velo a ciò che questo snodo rappresenta per il presente del nostro Paese e per il futuro della nostra democrazia”. Il presidente del Consiglio aveva ostentato ottimismo nella sua intervista alla tv austriaca: ”Il mio è un governo parlamentare di grande coalizione e deve la sua fiducia al presidente della Repubblica e al Parlamento e lavorerà finchè avrà la fiducia del presidente della Repubblica e del Parlamento”.
Letta aveva difeso l’operato dell’ esecutivo: ”Sono convinto che gli italiani sappiano i costi che avrebbe l’interruzione di un processo virtuoso che dà la possibilità di agganciare la ripresa. La ripresa è a portata di mano, sarebbe un errore non coglierla”. Il premier ha ricordato che sul tavolo del governo c’è pure la questione dell’Imu che verrà affrontata nella riunione del Consiglio dei ministri fissata per il 28 agosto.