Ora è chiaro come funzionava l’associazione a delinguere messa in piedi a Bettona tra allevatori ed impiegati dell’Arpa l’agenzia che dovrebbe controllare la qualità dell’ambiente umbro. Venivano autorizzati sversamenti illegali tanto da compromettere le falde acquifere.
Alla sbarra finiscono 19 persone mentre la vecchia giunta era all’oscuro di tutto secondo la magistratura.
Legambiente si dice soddisfatta perchè “E’ un primo passo verso il riconoscimento del danno ambientale nei confronti della collettività e a danno dei diritti dei cittadini – è la dichiarazione di Emma Contarini responsabile del Centro di Azione Giuridica di Legambiente Umbria e l’avvocato che rappresenta l’associazione ambientalista e il Comitato dei cittadini di Bettona rinviate a giudizio nella vicenda del depuratore di Bettona.
Il Pubblico Ministero Dott. Semeraro ha sciolto la riserva con la quale doveva decidere se fossero accoglibili le tante eccezioni sollevate dai difensori degli imputati nei confronti della costituzione di parte civile dichiarando che sussistono tutti i requisiti di legittimità per accettare la richiesta sia di Legambiente che del Comitato dei cittadini di Bettona.
Dall’indagine svolte dai NOE e coordinate dal Pubblico Ministero Manuela Comodi durata tre anni è emerso come i liquami venivano smaltiti in maniera incontrollata, illegale e dannosa per l’ambiente e che la Codep, la cooperativa degli allevatori suinicoli, gestiva una quantità di reflui derivanti dagli allevamenti di suini di Bettona, Bastia, Assisi e Cannara, estremamente superiore a quanto consentito. A volte i liquami venivano sversati anche in terreni non adatti con la complicità dei tecnici dell’Arpa che avrebbero dovuto segnalare la cosa alle autorità, e che invece, secondo l’accusa, in alcune occasioni avrebbero addirittura avvertito gli autori di sversamenti illeciti di nascondere le tracce per non incorrere in sanzioni.