Le dichiarazioni dell’ex Presidente della Camera Casini. Sul decreto Draghi porrà la questione di fiducia
di Bruno Di Pilla
Sagge e lungimiranti le dichiarazioni rese al “Messaggero” dal Senatore Pier Ferdinando Casini. A tutti i connazionali, in primis Conte e Salvini, contrari all’aumento delle spese militari italiane, l’ex Presidente della Camera ha rammentato il decisivo ruolo della NATO nel perseguire l’auspicata fine della guerra in Ucraina ed il ripristino dello status quo ante. Più forte e strutturata è l’Alleanza Atlantica, maggiori sono le prospettive di una cessazione delle ostilità da parte di Putin e della firma di un negoziato fra le parti. A tal fine Casini ha evocato quanto avvenne nei primi anni Ottanta del secolo scorso, allorché i sovietici, per ordine di Breznev, puntarono contro le maggiori città italiane ed europee più di 300 missili SS20. “Obtorto collo”, ma per nulla intimoriti dalle minacce del Cremlino, l’allora premier Craxi ed il Presidente Cossiga fecero installare, a Comiso, 120 missili statunitensi Cruise e Pershing II, con una contromossa strategica che risultò vincente: subito si ristabilì l’equilibrio e di lì a poco (l’8 dicembre 1987) Reagan e Gorbaciov raggiunsero lo storico accordo che consentì lo smantellamento, su entrambi i fronti, di 2000 testate nucleari. La guerra fredda era finita. Che senso ha, oggi come allora, invocare un pacifismo unilaterale? Inoltre “pacta sunt servanda”, i patti internazionali vanno a tutti i costi onorati. Nel recente summit atlantico di Bruxelles, presente Biden, Mario Draghi si è solennemente impegnato con gli alleati a potenziare fino al 2% del PIL le spese militari. Impossibile tornare indietro, pena l’esclusione dalla NATO, organizzazione di cui l’Italia fa parte sin dal giorno della sua “nascita” a Washington, il 4 aprile 1949. Da allora nessun folle tiranno, èmulo di Hitler, ha osato allungare gli artigli sui Paesi membri. Non lo sanno, Conte e Salvini? In ogni caso, malgrado il mal di pancia ed il prevedibile voto contrario di Cinquestelle e Lega, sul decreto il Governo porrà la questione di fiducia.