Il Messaggero Umbria di oggi racconta una storia davvero straziante. Nel servizio a firma di Nicoletta Gigli viene narrata la triste vicenda di Sergio Gubbiotti, 79 anni, ternano, gravemente malato, costretto a dormire nella sua vecchia auto ormai da una settimana, dal giorno in cui ha trovato le serrature della porta cambiate per lo sfratto esecutivo.
Sergio è stato sfrattato dalla casa popolare di via Brodolini dove abitava da 40 anni.
«Dormo qui, non so più come andare avanti – sussurra con grande dignità – i miei vestiti e quelli della mia famiglia sono rimasti lì. Solo una vigilessa ha avuto pietà di me. Mentre cambiavano le serrature mi ha permesso di entrare a casa per prendere le medicine che mi servono per non morire».
Sul sedile la borsa dei farmaci salvavita, le insuline che deve fare quattro volte al giorno, una bottiglia d’acqua, un pezzo di pizza e un plaid che gli serve per affrontare la settima notte in macchina. Sergio versa lacrime amare mentre racconta la sua odissea.
Lui, che ha fatto il fabbro per una vita e prende 530 euro di pensione, faticava a pagare bollette e affitto e aveva accumulato delle pendenze con l’Ater, che un amico era pronto a saldare. Quell’assegno però sarebbe stato rifiutato. La casa era intestata ad uno dei suoi figli, deceduto per un male incurabile un anno e mezzo fa. La legge, che non guarda in faccia a nessuno, prevede che per mantenere il diritto di abitare lì Sergio doveva essere convivente con l’intestatario per cinque anni. E così, oltre al dolore inconsolabile per la morte di suo figlio, ha perso anche il diritto di mantenere quel tetto dove viveva anche con la moglie 40enne tunisina e due bambine in tenera età. Che ora sono rimaste nel paese della donna in attesa di buone notizie.
La situazione è precipitata mentre Sergio era in Tunisia per il funerale di un parente di sua moglie. Un vicino di casa l’ha chiamato per avvisarlo che c’era una perdita d’acqua. Lui ha preso il primo aereo disponibile ma non avrebbe mai immaginato quello che avrebbe dovuto affrontare. Lunedì scorso, quando è arrivato a Terni, ha trovato all’opera vigili del fuoco e polizia municipale, intenti a cambiare le serrature per impedirgli di rientrare a casa.
«Sono andato in Comune ma non mi hanno fatto entrare, sono stato per ore dai carabinieri per fare una denuncia ma alla fine non l’hanno presa perché la cosa non è di loro competenza». Accanto a Sergio, che passa 24 ore su 24 nella sua Opel, ci sono i volontari della fondazione Aiutiamoli a Vivere, che ha sede di fronte al parcheggio divenuto la sua dimora di fortuna: «L’abbiamo accolto, sostenuto, facciamo in modo che possa mangiare e lo stiamo aiutando in tutte le direzioni» conferma il presidente dell’ong, Fabrizio Pacifici. La vicenda oggi finirà in procura, con un dettagliato esposto messo nero su bianco dall’avvocato, Maurizio D’Ammando.
“Ho appreso da notizie di stampa che a Terni un ottantenne malato è stato costretto a vivere in auto a causa dello sfratto ricevuto dall’ATER e dal Comune. Un episodio inaccettabile”. Commenta così l’assessore regionale alle politiche della casa Enrico Melasecche la vicenda che a Terni ha riguardato un anziano inquilino di un alloggio Ater.
“Nell’attesa dell’immediato rinnovo degli organi dell’Agenzia che sta per avvenire ad horas, – ha sottolineato Melasecche – e in attesa del reintegro della dirigenza regionale di quel servizio in modo da poter attivare un piano di forte rilancio del ruolo dell’ATER cui sto lavorando, non è accettabile che un fatto del genere possa accadere in una regione civile come l’Umbria e che un titolo del genere sparato in prima pagina, senza alcuna plausibile spiegazione nel testo da parte dei funzionari del Comune e dell’ATER, non interpellati, possa colpire la pubblica opinione in modo così forte, toccando le corde della sensibilità di noi tutti.
Una premessa quindi – ha proseguito l’assessore -: qualsiasi ragione possa essere alla base dello sfratto è opportuno porre in essere tutti gli accorgimenti e gli strumenti per evitare che anche una procedura regolarissima possa apparire non improntata al buon senso ed alla umanità oppure diventare occasione di disinformazione o parziale informazione.
È per questo che ho concordato con il Sindaco di provvedere innanzitutto ad un ricovero in luogo di emergenza per poi accertare con la massima urgenza le ragioni dell’accaduto. Tutto ciò per consentire che chi ha merito per avere una casa popolare possa averla appena possibile, mentre chi agisce in danno degli interessi pubblici, aldifuori delle regole che tutti debbono rispettare, abbia una risposta chiara e trasparente ma sempre improntata alla massima umanità”.
“Esistono regole non scritte – afferma l’assessore – che in una regione come la nostra tutti intendiamo tenere ben presenti ma anche valori come la correttezza ed il rispetto che sono dovuti a tutti coloro che attendono in graduatoria. Troppi episodi in passato sono accaduti che hanno danneggiato gli aventi diritto ad un alloggio popolare per cui credo sia opportuno porvi rimedio anche se, sempre, con la dovuta prudenza.
Mentre mi auguro che il caso umano venga risolto immediatamente – conclude Melasecche – sarà mia cura portare a conoscenza della pubblica opinione, nella massima trasparenza e ovviamente nel rispetto della privacy, quella parte della relazione che possa evitare inutili strumentalizzazioni politiche”.