Peppino, Falcone e Borsellino sono morti di solitudine, morti per coloro che si voltarono dall’altra parte. Voi oggi offrite una piccola patria a tutti gli italiani che hanno pagato con la vita la loro fedeltà allo Stato e ai valori della legalità”: con queste parole Claudio Fava, giornalista, politico, scrittore e figlio di Giuseppe Fava, assassinato dalla mafia nel 1984, è intervenuto all’intitolazione della Sala Giunta di Città di Castello alla memoria di Peppino Impastato. “L’idea nasce da un’iniziativa del consigliere comunale Canzio Novelli, raccolta dall’assise tifernate, come segno concreto della comunità locale sul fronte della legalità”: il presidente del Consiglio comunale di Città di Castello Stefano Nardoni ha aperto la cerimonia del pomeriggio in cui, dopo l’incontro con le scuole, la targa è stata scoperta dal sindaco Luciano Bacchetta, dal vicepresidente della commissione Antimafia della Regione Umbria Gianluca Cirignoni, e dal giornalista Claudio Fava, autore della pièce “Novantadue” dedicata a Falcone e Borsellino e rappresentata in serata al Teatro degli Illuminati.
La targa riporta un verso della canzone dei Modena City Ramblers “…si sa dove si nasce ma non dove si muore e non se un ideale ti porterà dolore…” ha ricordato il sindaco sottolineando come ” tutti i territori, anche se teoricamente lontani dai gangli più profondi della criminalità organizzata, devono alzare il vessillo della legalità. Città di Castello ê impegnata su questa battaglia. Appena qualche mese fa abbiamo ospitato il nipote di Placido Rizzotto, a testimonianza ci sia bisogno di una militanza costante e a tutto tondo per riaffermare i valori democratici che hanno in sè il concetto di legalità”. In sala anche una delegazione di aderenti al Partito di Democrazia Proletaria, formazione in cui era candidato come consigliere comunale Peppino Impastato quando nel 1978 fu ucciso dalla mafia di Tano Badalamenti.
La sua storia è stata raccontata da uno dei bei video realizzati dai ragazzi delle scuole di Città di Castello nel quale ha risuonato la canzone dei Modena City Ramblers colonna sonora dell’intera giornata. “Un plauso a questa iniziativa” è venuto da Gianluca Cirignoni, che ha ricordato “Peppino Impastato come un uomo coraggioso che si è ribellato al contesto densamente mafioso in cui era cresciuto e a cui la sua famiglia apparteneva. Una figura che dà speranza anche se ha pagato con la vita la sua lotta. Ė stato giusto coinvolgere i giovani perché capiscano come nella loro Umbria ci sia una cultura dei diritti difesa delle istituzioni in cui nessuno deve rivolgersi al padrino di turno. In questo senso è importante che la commissione Antimafia sia stata confermata con il compito di costituire un osservatorio e di produrre leggi a contrasto delle forme che la mafia assumenel nostro territorio”.
“Le intitolazioni di luoghi a Peppino Impastato sono state a volte avversate, quindi questi atto significa mantenere la schiena dritta, scegliere la parola davanti al silenzio. Inoltre la storia di Impastato racconta una normalità eroica, che tutti possono praticare. Peppino era uno di quelli che muoiono dentro la normalità” ha detto Claudio Fava “lui capì che fare la rivoluzione in Sicilia significava mettersi contro la mafia anche attraverso l’ironia, dimostrando quando questo gigante sia fragile. Aveva solo una radio locale per dire che la mafia è un coacervo di debolezze, di false mitologie. La mafia italiana del 1970 controllava il territorio e i soldi ma ebbe paura di Peppino Impastato.