Il governo Monti ha già dato un colpo di scure a questo tipo di ente intermedio, infatti col decreto «salva Italia», le Province sono state degradate come enti di secondo livello, abolite le giunte, consigli provinciali eletti non dai cittadini, ma dai consigli comunali interessati. Infine le competenze sono da trasferire a Regioni e Comuni entro la fine dell’anno.
Ora siamo alla fase successiva e presso la commissione Affari costituzionali della Camera si discutono le modifiche agli articoli 114 e 133 della Costituzione e addirittura tutte le Province potrebbero sparire dall’elenco degli enti che costituiscono la Repubblica. Dall’altra, verrebbero cancellate le province sotto un certo numero di abitanti.
Le ipotesi sono con meno di 350 mila abitanti o con meno di 450 mila, o addirittura con meno di 500 mila abitanti. Nel primo caso ne resterebbero in vita 58 province, nel secondo 39, nell’ultima ipotesi se ne salverebbero appena 36 province.
Nel Consiglio dei ministri di lunedì il governo ha portato uno studio nel quale si dimostra che le Province di maggiori dimensioni hanno spese per abitante notevolmente più basse delle Province più piccole.
Quello che è certo che in ogni caso la Provincia di Terni è destinata a scomparire con la situazione abbastanza curiosa, ma non unica, di un capoluogo, Perugia, che è comune, provincia e guida della regione, sede pressoché unica di università ed a breve anche unica azienda ospedaliera.
Si arriverebbe così ad una sorta di città stato come Sparta o Atene nell’antichità, una situazione davvero bizzarra nel terzo millennio.