«Leggo con sorpresa che il commissario regionale accusa i circoli del Pd di immobilismo e pensa agli accorpamenti. Certamente ancora una volta, ridurre gli spazi del confronto interno, evitando confronti e discussioni, anzichè andare a “sporcarsi le mani” nei territori cercando di comprendere le motivazioni della asserita inattività dei circoli e delle tante brave persone che li compongono. Persone che, volontariamente, hanno servito la nostra comunità politica con spirito di sacrificio ed attaccamento ai nostri valori, sacrificando spesso famiglia, vita sociale, personale e soldi propri senzo chiedere nulla in cambio».
Donatella PorzI, rieletta consigliera regionale nel Pd, replica così alla lettera inviata da Verini ai segretari. «Qualche mese fa, nel caos più completo – continua -, fui una delle poche a ribadire in tutte le sedi locali e nazionali che sopprimere l’assemblea regionale, non riconoscendo i membri democraticamente eletti, era un grave errore di visione politica. Avremmo dovuto convocare un’assemblea degli iscritti invece che spostare i processi decisionali su pochi fidati per portare a compimento un progetto che, ad oggi, è tutto da comprendere. Sembra essere stato costruito per garantire pochi, ma ha dato una risposta al popolo del Pd e cioè che la minoranza uscita dal congresso ha confermato con i fatti di essere ancora minoranza sia nella leadership che nella programmazione politica. Oggi, ad oltre un mese dalle regionali, non abbiamo avuto neanche un’occasione di riflessione per poter analizzare l’accaduto. Assistiamo anzi alla proposta di un cronoprogramma verso i congressi, a tappe forzate, ad occhi ed orecchie chiuse, per evitare riflessione e partecipazione. La democrazia interna al nostro partito non è opzionale, sarebbe proprio ora che, dopo aver lacerato e diviso quel poco che resta del Pd, si riavviasse un dibattito politico vero. In questi dolorosi mesi, come tanti altri iscritti, ho subito in silenzio decisioni incomprensibili. Non ho condiviso nulla né del metodo né dei contenuti politici imposti. Ma questo non accadrà più. Chi ha in mente il ritorno al solo riformismo socialista sappia fin da ora che tradirebbe il progetto del Pd fondato anche dalla cultura del riformismo cattolico democratico. In tanti abbiamo creduto e costruito la parità di rappresentanza. Creando uno spazio aperto anche a moderati e progressisti. Nessuno si illuda che in Umbria permetteremo che qualche superstite nostalgico della Bolognina possa trovare il campo libero per la riedizione di progetti bocciati pesantemente dalla storia».
(Articolo pubblicato sulla Nazione dell’Umbria)