(A.L.) Il mercato immobiliare nel resto d’Italia si sta riprendendo anche per effetto di una più marcata richiesta estera anche per i contraccolpi della Brexit che sta indirizzando anche verso il nostro paese richieste di immobili per ottenere la residenza nella Comunità Europea.
Non altrettanto bene va in Umbria che segna appena un aumento modesto pari al +0,69% nei primi sei mesi del 2018 in parte anche per i contraccolpi degli eventi sismici.
Peggio di noi fa solo Calabria a +0,4%. Gli operatori locali sperano che il trend positivo continui, si rafforzi e migliori sulla scia di quanto sta avvenendo nelle regioni limitrofe, in particolare Toscana ed Abruzzo che fanno segnare incrementi nelle transazioni anche a due cifre.
“Il terremoto ha azzerato il mercato in alcune aree, spiega Mauro Cavadenti Gasperetti di Borsa Immobiliare dell’Umbria, che conta 595 operatori.
In tutti i comuni in fascia sisma 1, infatti, si è bloccata la compravendita dei cosiddetti immobili datati, ovvero privi di garanzie anti simiche. Invece nelle zone fuori dall’area terremotata si è rilanciata la locazione per la forte domanda che è derivata dagli sfollati in cerca di abitazioni a tassi di affitto agevolati o sostenuti da incentivi”.
Sul fronte prezzi la Borsa immobiliare dell’Umbria, che ha tenuto un convegno sul tema nella sede della Camera di commercio di Perugia, rileva una situazione ai minimi storici con differenze sostanziali tra il nuovo e l’usato da ristrutturare. Anche in questo caso il prezzo basso in proiezione del 2019 viene visto come un incentivo alla compravendita.
Interessante poi l’analisi che riguarda la domanda di immobili: in Umbria si cercano abitazioni con garanzie antisismiche e a risparmio energetico. In questi casi i prezzi sono evidentemente più alti. Soprattutto però ci si rivolge al mercato delle nuove costruzioni dove è carente l’offerta per lo stallo conclamato da anni dei cantieri come evidenziato dall’Associazione costruttori edili: “L’ edilizia residenziale a Perugia.e a Terni è completamente ferma – spiega il coordinatore regionale Ance, Walter Ceccarini – e ormai ci muoviamo solo su recuperi, riqualificazioni e restauri architettonici”. Altro aspetto della domanda è la richiesta, pari al 43% di abitazioni, oltre i 115 metri quadrati e con almeno tre camere. C’è stato invece il crollo della richiesta dei monolocali.
Il convegno ha poi focalizzato l’attenzione su quattro categorie immobiliari fondamentali: nuovo, ristrutturato, abitabile e da ristrutturare. Nel primo caso i prezzi vanno da un minimo di 900 euro a metro quadro per immobili in zona agricola sia nel Perugino che nel Temano, a un massimo di 2.700 euro richiesto per le abitazioni situate nel centro storico. Il “ristrutturato” va dai 700 fino ai 2.800 euro registrato a Orvieto; mentre per l’abitabile si parte dai 300 per arrivare ai 1.900. Infine, sul fronte ristrutturazione, si parte dai 200 per arrivare ai 1.300. “Una categoria quest’ultima che sta riscuotendo molto interesse da parte del mercato – sottolinea Cavadenti – per gli incentivi governativi concessi proprio al recupero di immobili per adeguamenti antisismici e di risparmio energetico, recuperando oltre 1’80% della spesa”.