Ecco la pillola anti-HIV. Alcuni medici statunitensi, molti dei quali studiano il fenomeno dell’Hiv non soltanto dal punto di vista scientifico ma anche sociale, si sono accorti che esiste un farmaco antiretrovirale, nome comune “Truvada”, dotato di capacità preventiva per evitare il contagio. Si tratta di una scoperta rivoluzionaria che, tuttavia, è ancora in fase di sperimentazione e prescritta per ora soltanto ai sex workers, cioè coppie in cui uno dei partner è sieropositivo che vogliono avere un figlio, e le donne dei paesi in via di sviluppo.
Opportunità – I principi attivi del Truvada sono emtricitabina e tenofovir disoproxil e, secondo studi della University of Washington e dei Centers for Disease Control and Prevention, riducono il rischio di trasmissione del virus fino al 73% rispetto all’uso di un placebo.“ È un’incredibile opportunità per bloccare l’epidemia”, ha dichiarato al New York Times uno degli esperti interpellati dall’FdA. A convincere i consulenti è stata non solo l’evidente efficacia del trattamento, ma anche l’esigenza di un più completo set di armi di prevenzione per far fronte a un’infezione che colpisce ogni anno 50mila cittadini americani (in Italia i dati del ministero della salute parlano di 5,5 nuove infezioni l’anno ogni 100mila cittadini e i pazienti sieropositivi sono circa 150mila).
Ci vuole cautela – Lucia Lopalco, direttrice dell’Unità di Immunobiologia dell’Hiv all’Ospedale San Raffaele di Milano, condivide l’euforia della scoperta ma tiene a precisare alcuni aspetti potenzialmente pericolosi: “Ma bisogna essere molto cauti e far passare il messaggio giusto: non è una vaccinazione preventiva da dispensare a milioni e milioni di persone, ma è adatta solo a chi è fortemente a rischio. La sua somministrazione non è priva di conseguenze. Inoltre, non va ingenerata la falsa impressione che il problema Hiv non esista più”.