Alcuni tentativi di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio vengono contestati a un ispettore in servizio al Nucleo di Polizia economico finanziaria del comando provinciale di Perugia.
Per lui sono scattati gli arresti. A mettergli le manette ai polsi, prima di condurlo nel carcere perugino di Capanne, sono stati i suoi colleghi del Nucleo. Gli stessi che, più o meno all’inizio dell’anno, hanno avviato di propria iniziativa un’indagine, nel massimo riserbo per capire se davvero, come poi secondo l’accusa è emerso, il loro collega si stava rendendo responsabile dei reati ipotizzati.
L’ispettore è accusato, oltre che di corruzione, anche di falso ideologico in atto pubblico, di accesso abusivo ai sistemi informatici e di rivelazione e utilizzazione dei segreti d’ufficio. Alcuni reati, secondo quanto emerso nell’indagine dei finanzieri, guidati dal colonnello, Danilo Massimo Cardone, sono infatti contestati in concorso con due imprenditori. Quelli che in esecuzione della stessa ordinanza di custodia cautelare, sono stati messi agli arresti domiciliari.
Alla base dell’inchiesta ci sarebbero i lavori per la piscina fatti pagare da un imprenditore amico che lo doveva ricompensare per un favore.
Si tratterebbe di alcune migliaia di euro che per la Procura della Repubblica di Perugia guidata da Raffaele Cantone.
Secondo quanto emerso dagli accertamenti durati quasi un anno, i tre avevano messo in piedi accordi collusivi e comportamenti illeciti diretti a eludere e sviare i controlli nei confronti di diverse società, anche al fine di evitare contestazioni in sede penale. Secondo quanto scritto dal gip, che ha accolto la ricostruzione accusatoria del Procuratore aggiunto, Giuseppe Petrazzini, titolare dell’indagine, è stato rilevato il concreto ed attuale rischio che gli imprenditori, “al centro
di una articolata rete di società, in alcuni casi fittiziamente intestate a terzi”, possano inquinare il quadro probatorio, mediante “la predisposizione ad arte di documentazione utile a tali strategie” avvalendosi ancora della compiacenza dell’ispettore.
Di lì, la necessità di intervenire con misure cautelari. Per quanto riguarda l’ispettore delle fiamme gialle, difeso dall’avvocato Roberto Bianchi, verrà interrogato lunedì mattina dal gip. Per gli altri imprenditori invece il termine è successivo. I due arrestati ai domiciliari sono difesi dagli avvocati Ilario Taddei, Francesco Pugliese e Francesco Areni. Tra le contestazioni di natura corruttiva ci sono anche regalie di generi alimentari. Ma i tre destinatari della misura cautelare non sono gli unici finiti invischiati in una storiaccia di informazioni coperte da segreto vendute in cambio di qualche utilità. Agli atti dell’inchiesta ci sono infatti anche altri nomi finiti iscritti nel registro degli indagati.