Sono stati rinviati a giudizio i due amministratori e il responsabile tecnico delle distillerie di Ponte Valleceppi.
Sono indagati per il superamento dei limiti di legge nelle emissioni di monossido e polveri. E per inquinamento ambientale.
Come riporta oggi il Corriere dell’Umbria, non ci sono solo “compromissione e deterioramento dell’aria”, tra le ipotesi di reato contenute nelle carte dell’inchiesta condotta dal pm Emanuela Comodi, ma anche “lo scarico di acque reflue industriali”, effettuato mediante un “sistema elusivo dei sistemi di tutela ambientale imposto dalle autorità”. In questo caso sono stati superati i limiti di azoto.
I fatti contestati vanno dal febbraio 2015 all’aprile 2019. Nel provvedimento sono state individuate come parti offese il ministero dell’Ambiente, Regione dell’Umbria, Cristina Rosetti (ex consigliere M5s al Comune di Perugia) e Goffredo Moroni per conto de I Molini di Fortebraccio. Tra le contestazioni c’è anche uno sforamento nell’emissione di odori nell’area di Ponte Valleceppi. Il giudice per l’udienza preliminare ha ammesso la costituzione di parte civile dei Molini di Fortebraccio: il comitato, rappresentato dal’avvocato Valeria Passeri, ha chiesto 100 mila euro di risarcimento danni.
Le indagini sono state condotte dai carabinieri del Noe guidati dal comandante Francesco Motta. Le distillerie sono da anni al centro di indagini di carattere ambientale e in perenne guerra con i comitati dei residenti della zona. Gli ultimi accertamenti erano nati dagli scarichi sul Tevere. Le acque campionate nel sedimento lungo il fiume in prossimità dell’isoletta sita a ridosso dello scarico della distilleria evidenziavano il superamento dei limiti imposti per i parametri di azoto ammoniacale, di richiesta biochimica di ossigeno, di saggio di tossicità acuta, nonché del superamento delle concentrazioni soglia di contaminazione, e per il parametro Rame con un valore di 298 mg/kg a fronte di un valore limite di 120 mg/kg e la presenza di acrilammide”.