Sette medici con studi a Perugia, Bastia Umbra e Foligno, sono stati rinviati a giudizio per aver prescritto medicinali pericolosi ai propri pazienti, senza il loro consenso informato.
I sette indagati sono accusati di falso in atto pubblico e di violenza privata per non aver reso consapevoli i pazienti che l’uso delle sostanze somministrate per svolgere la dieta prescritta, ossia antidepressivi contenenti anfetamine (nello specifico, bupropione) fosse vietato dal Ministero della Salute dal 2015.
I quattro farmacisti che preparavano i prodotti galerici e li commercializzavano sono stati prosciolti per non aver compiuto, secondo la tesi sostenuta dalla difesa, alcuna violazione, dal momento che preparavano le pillole seguendo le ricette prescritte dai medici.
Le ricette, secondo quanto ha evidenziato l’accusa, riportavano “la falsa indicazione terapeutica della cura dello stato depressivo in luogo della reale finalità della cura dimagrante”. I pazienti erano all’oscuro del fatto che erano state prescritte loro sostanze contenenti, in particolare, il buproprione, farmaco utilizzato sovente come antidepressivo anche nella terapia contro l’obesità.
Nel processo sono state individuate più di 30 parti offese tra i pazienti.
L’inchiesta era arrivata in udienza preliminare nel 2018, coordinata dal sostituto procuratore Manuela Comodi. Dopo ulteriori 9 udienze, il gip Natalia Giubilei ha disposto ieri, martedì 16 febbraio, il rinvio a giudizio per i sette medici sotto indagine.
Gli indagati, dall’inizio dell’inchiesta, si sono sempre difesi e hanno respinto le accuse. La difesa dei sette medici coinvolti ha sottolineato una stretta correlazione tra l’obesità e la depressione nei pazienti in cura, nessuno dei quali avrebbe mai sofferto di effetti collaterali riconducibili ai farmaci prescritti.
Il processo inizierà a settembre 2022 davanti al giudice Matteo Cavedoni.